Ristori ter: ecco come il Veneto "giallo" rischia di andare in bianco
Il sottosegretario Baretta: "In questo momento un hotel aperto a Venezia vale quasi come uno chiuso a Milano". La possibile eccezione.
Un cortocircuito che rischia di lasciare il Veneto "giallo" in bianco.
Il paradosso
Gli scettici e gli autonomisti convinti non sono rimasti "delusi" neanche stavolta. Il paventato cortocircuito tra zona gialla (quella in cui si trova il Veneto) e categoria rossa - quella necessaria per accedere ai ristori del Governo - è realtà. E i veneti rischiano di restare una volta di più a bocca asciutta.
La conferma di Baretta
A confermare la beffa è stato il sottosegretario all'Economia (veneziano), Pierpaolo Baretta, che ha sottolineato come nel decreto appena approvato dal Governo - il cosiddetto "Ristori ter" - non sono previsti appunto contributi per le regioni in fascia gialla dal punto di vista sanitario.
Ma forse non tutto è perduto. Lo stesso Baretta ha infatti precisato che, tuttavia, nelle regioni "gialle" che hanno attuato in accordo con il Ministero della Salute ulteriori misure restrittive, come ad esempio la chiusura delle attività nei giorni festivi stabilita dall'ultima ordinanza di Zaia, i contributi governativi potrebbero comunque esser attivati.
Albergatori sulle barricate
Un discorso a parte andrebbe poi fatto per le città d'arte, in primis Venezia, disertate dai turisti e che, ha aggiunto il sottosegretario, potrebbero essere considerate in zona rossa perché "in questo momento un hotel aperto a Venezia vale quasi come uno chiuso a Milano".
Mentre il Veneto gode (parzialmente) delle misure meno aspre rispetto ad altre regioni italiane (legate al contenimento della pandemia), c’è chi, proprio per il fatto di essere in zona gialla, sta soffrendo di più. Alcune categorie professionali, infatti, non otterranno lo stesso trattamento di sostegno fornito dal Governo rispetto a chi si trova in zona rossa. Ma proprio a causa della pandemia, alberghi e strutture del settore turistiche, non stanno comunque fatturando per l’assenza di visitatori.
Sembrerebbe un paradosso, eppure è quanto rilevato dagli albergatori veneziani, che con una voce sola hanno chiesto di rivedere le misure per le città d’arte concedendo ristori immediati anche a quelle attività turistiche che si trovano in zona gialla. A Venezia, per esempio, gli alberghi sarebbero quasi tutti chiusi per la mancanza di turisti. Così come lo stesso scenario sarebbe simili anche in altre località d’arte.
Come uscire da questa situazione? Esiste una soluzione per dare respiro alle imprese in difficoltà nelle città d’arte italiane. Una strada potrebbe essere quella di attribuire a queste città la zona rossa, esattamente come si fa con quelle aree geografiche maggiormente in difficoltà.
Al momento la distinzione tra i colori delle regioni viene effettuata sulla base di criteri legati ad aspetti sanitari e non economici.
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