Il dramma di Cinto Caomaggiore

Gettò la figlia di 5 anni dal balcone, per la perizia psichiatrica il papà era incapace di intendere e volere

Il 43enne, accusato di tentato omicidio, ha sempre dichiarato di non ricordare nulla di quanto accaduto quel giorno e di aver subito vuoti di memoria

Gettò la figlia di 5 anni dal balcone, per la perizia psichiatrica il papà era incapace di intendere e volere
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Il drammatico episodio avvenuto il 5 gennaio a Cinto Caomaggiore potrebbe non avere ulteriori conseguenze giudiziarie per il padre 43enne che gettò la figlia di cinque anni dal balcone, per poi tentare il suicidio nello stesso modo. Secondo la perizia psichiatrica condotta dal dottor Marco Stefanutti, il 43enne era "totalmente incapace di intendere e di volere" al momento del fatto (in copertina: l'ospedale di Portogruaro, dove l'uomo è stato ricoverato).

"Non ricordo nulla"

Le conclusioni della perizia, disposte dal Tribunale di Pordenone e richieste dai legali del 43enne, i difensori Igor Visintin e Valter Buttignol, potrebbero portare il sostituto procuratore Marco Faion a chiedere il non luogo a procedere.

Il 43enne, imputato di tentato omicidio, ha sempre dichiarato di non ricordare nulla di quanto accaduto quel giorno e di aver subito vuoti di memoria. La figlia, fortunatamente, si era salvata riportando un trauma cranico, senza conseguenze permanenti.

Forti disturbi psicologici

L’episodio ha avuto origine da un acceso litigio telefonico tra il 43enne e l’ex compagna, madre della bambina. In un gesto di disperazione, aveva chiuso la donna in terrazza per impedirle di ascoltare la conversazione. Poco dopo, il tragico gesto: aveva afferrato la figlia, gettandola nel vuoto dal balcone, per poi lanciarsi lui stesso.

Secondo quanto emerso dalla perizia psichiatrica, il 43enne, nei mesi precedenti l’evento, soffriva di forti crisi psicologiche e aveva sviluppato convinzioni paranoiche, come ad esempio quella di essere seguito o in pericolo di vita. Per questo motivo pare che si fosse persino avvicinato all’esoterismo e alla numerologia. La sua salute mentale però si è progressivamente aggravata. Quel 5 gennaio, ha riferito di avere avuto un "blackout" mentale completo.

Potrebbe sostenere un processo?

Grazie al percorso terapeutico intrapreso presso le strutture di Oderzo e Portogruaro, gli analisti incaricati a seguire il 43enne confermano come sia ora in grado di affrontare un eventuale processo in Tribunale.

Tuttavia, nonostante non venga considerato socialmente pericoloso, viene segnalata una "pericolosità potenziale". Il giudice ha quindi suggerito la necessità di un monitoraggio costante e di ulteriori terapie per prevenire possibili recidive.

Dai riscontri è anche emerso che la sera dei fatti il 43enne avesse fumato della marijuana. Tuttavia, è stato escluso come questo potesse rappresentare un nesso con quanto accaduto.

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