Il parco faunistico Sea Life di Jesolo chiude
Gli animali presenti all'interno sono stati spostati nelle altre strutture europee...
Digitando il nome del parco su Google si legge chiaramente una frase in rosso: "Chiuso definitivamente". Sul loro sito, invece, i responsabili della società che gestisce il Sea Life di Jesolo, sono più cauti e usano un "temporaneamente". Ma la decisione sembra andare in un'unica direzione...
Il parco faunistico Sea Life di Jesolo chiude
La batosta l'ha data il Covid. E come ormai tante altre realtà, anche il Sea Life di Jesolo non ha retto alle conseguenze della pandemia. Dopo le chiusure forzate del 2020 e del 2021 per le norme anti contagio, la società che gestisce il parco faunistico, ha confermato al Corriere che non aprirà più al pubblico.
E che gli animali presenti all'interno della struttura sono già stati destinati verso le altre Sea Life in Europa. Insomma, con queste poche parole i referenti del colosso che gestisce 100 parchi in tutto il mondo ha spiegato la cessazione dell'attività di un punto di riferimento per la collettività.
Ma per le istituzioni non è una grande novità. Perché la voce della chiusura, circolava da tempo. Il parco, infatti, era serrato praticamente da due anni. I cartelli fuori dai cancelli invitavano i clienti a visitare il "gemello" di Gardaland.
La dichiarazione dell'associazione Parchi Permanenti Italiani
In relazione alla notizia della chiusura del parco faunistico Sea Life di Jesolo, Luciano Pareschi, presidente dell'Associazione Parchi Permanenti Italiani, aderente a Confindustria, dichiara:
"Non sappiamo se la chiusura è momentanea o definitiva, ma in generale il comparto dei parchi permanenti è stato uno dei più colpiti dalla pandemia, con lunghi periodi di fermo, protocolli di sicurezza molto stringenti e scarsi ristori: nonostante il buon andamento degli ultimi mesi, le aziende del settore sono ancora in difficoltà e oggi si trovano ad affrontare un nuovo ostacolo, rappresentato dall'incremento dei costi energetici.
Le nostre sono imprese energivore e questi aumenti esponenziali hanno un effetto dirompente sui bilanci. Non sorprende quindi che alcune realtà ripensino i propri piani. Lo fanno le multinazionali, come nel caso di Jesolo, e, a maggior ragione, potrebbero farlo i piccoli e medi imprenditori italiani che continuano a lottare senza il supporto delle istituzioni. Purtroppo, in un Paese che dovrebbe vivere di turismo, si continua ad ignorare il valore attrattivo dei parchi divertimento che, oltre ad essere aziende che generano valore, indotto e posti di lavoro, creano flussi turistici, richiamando tanti visitatori provenienti dall'Italia e dall'estero.
Un altro elemento che manca è la collaborazione tra tutte le realtà del territorio affinché si possa fare rete con le istituzioni e creare un sistema virtuoso a vantaggio di tutti".
L’Associazione Parchi Permanenti Italiani, aderente a Confindustria, rappresenta un comparto composto da circa 230 imprese in Italia tra parchi tematici, acquatici, faunistici e avventura. Il settore occupa circa 25.000 addetti – 10.000 dipendenti fissi e 15.000 stagionali – e nel 2019 fatturava 450 milioni di euro a livello di sola biglietteria.
L’indotto è molto importante: il valore complessivo è di 1 miliardo considerando le realtà commerciali interne ai parchi (negozi, ristoranti, merchandising, ecc..) e 2 miliardi con quelle esterne, come hotel, manutenzioni varie, servizi in outsourcing e attività nelle vicinanze, per un totale di 60.000 addetti.
Nel 2020 la perdita generalizzata del comparto è stata intorno al 75/80% rispetto al 2019 con il 20% dei parchi che ha rinunciato completamente alla stagione e diverse realtà imprenditoriali italiane passate di mano a fondi di investimento stranieri. Il 2021, tra l’apertura ritardata e le perdite dovute all'introduzione del green pass, si è chiuso in calo del 50% sul 2019.