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“Il birraio di Preston” di Camilleri apre la nuova stagione di prosa del Teatro Toniolo

In occasione del centenario della sua nascita e a 30 anni dalla pubblicazione, una delle sue opere più popolari calcherà il palcoscenico

“Il birraio di Preston” di Camilleri apre la nuova stagione di prosa del Teatro Toniolo

La stagione di prosa del Teatro Toniolo di Mestre sta per portare in scena “Il birraio di Preston“, in occasione del centenario della nascita di Andrea Camilleri e a 30 anni dalla sua pubblicazione.

“Il birraio di Preston”

In particolare, da venerdì 12 a domenica 14 dicembre 2025, sul palco del Teatro Toniolo sarà inscenata una delle suo opere più popolari.

Di fatto, l’autore del commissario Montalbano, per i suoi romanzi, ha tratto molto dalle proprie esperienze personali, come per “La presa di Macallé” in cui parla della propaganda fascista e di come lui stesso sia stato indottrinato, arrivando a scrivere una lettera al Duce, alla quale rispose.

Tuttavia, questa volta sotto i riflettori del Teatro Toniolo, sarà “Il birraio di Preston“, con la riduzione teatrale dello stesso autore e Giuseppe Dipasquale, protagonisti Edoardo Siravo, Mimmo Mignemi, Federica De Benedittis.

Edoardo Siravo, Mimmo Mignemi, Federica De Benedittis

La storia riguarda in special modo la Sicilia, la vacuità delle azioni dei siciliani, che spesso risultano essere solo uno spreco di energie.

“Ci troviamo in un piccolo paese siciliano, che nella topografia camilleriana è il solito Vigàta, durante la seconda metà dell’Ottocento. L’occasione è data dal fatto che è necessario inaugurare il nuovo teatro civico “Re d’Italia”.

Edoardo Siravo e Mimmo Mignemi

Il prefetto di Montelusa, paese distante qualche chilometro, ma odiato dagli abitanti di Vigàta perché più importante e perché sede della Prefettura, si intestardisce di inaugurare la stagione lirica del suddetto teatro con un’opera di Ricci. Nessuno vuole la rappresentazione di quel lavoro, tra l’altro realmente scadente. Il Prefetto obbliga addirittura a dimettersi ben due consigli di amministrazione del teatro pur di far passare quella che lui considera una doverosa educazione dei vigatesi all’Arte, per seguirli paternamente nei primi passi verso il Sublime.

Si arriva quasi a una guerra civile tra le due fazioni: da un lato i vigatesi che, con quel naturale e tutto siciliano senso di insofferenza verso tutto quello che sappia di “forestiero” (e il Prefetto Bortuzzi lo è!), decidono di boicottare l’ordine prefettizio; e dall’altra il prefetto Bortuzzi con Don Memè Ferraguto, al secolo Emanuele, cinquantino, sicco di giusto peso, noto uomo d’onore del luogo, sempre alleato al potere per atavica e pura convenienza. Da ciò si diparte una storia divertentissima e al tempo stesso tragica, che culmina nell’incendio del teatro”.