L'App Immuni: l'unico modo per ripartire in sicurezza. Lo dice anche Zaia
Pare che l'alternativa all'App Immuni sia prorogare ulteriormente la chiusura: ecco perché il presidente Zaia in conferenza stampa si dichiara favorevole all'utilizzo di questo sistema.
Durante la conferenza stampa odierna, Luca Zaia ha posto anche la questione sui diversi punti di vista dell’App Immuni che è stata scelta dal Governo per il contact tracking dei soggetti risultati positivi al virus, nella “Fase 2” dell’emergenza Covid-19.
Immuni: come funziona
Nello specifico, questa applicazione sarà composta di due parti: una che sarà dedicata al contact tracking vero e proprio, tramite il Bluetooth dello smartphone, e l’altra che sarà destinata a ospitare quello che viene definito come "un diario clinico", in cui l’utente può annotare giorno dopo giorno tutti i dati relativi alle proprie condizioni di salute. Febbre, difficoltà respiratorie o la presenza di altri sintomi compatibili con il Coronavirus possono essere segnalati e monitorati con un semplice tocco. L'app Immuni si basa sulle soluzioni già adottate a Singapore, è compatibile con i sistemi Apple e Google, sfrutta la tecnologia Bluetooth Low Energy (BLE) e mantiene i dati dell’utente sul proprio dispositivo a cui viene assegnato un ID temporaneo che varia spesso e che viene scambiato tramite Bluetooth con i dispositivi vicini: un vero concentrato di sicurezza, pare, che ci permetterebbe di ripartire il prima possibile.
La parola al presidente
A tal proposito Luca Zaia ha spiegato:
“L’applicazione è uno strumento digitale che si scarica e che permette a livello nazionale di tracciare i contatti. Vi faccio un esempio pratico: ci sono due viaggiatori che si incrociano per caso un siciliano e un veneto, il veneto ha la maglietta dei gondolieri, entrambi sono all’autogrill al banco del bar a una distanza inferiore di due metri. Tra i due inizia una conversazione che dura più di 15 minuti, in quel momento le applicazioni dei due telefonini che avranno l’applicazione installata, registrano il contatto. I due poi si salutano e vanno a casa. Finisce che uno dei due diventa sintomatico e viene ricoverato, i medici in questo caso sanno che nello smartphone c’è l’applicazione, chiedono di poter vedere i contatti del telefonino e scoprono che al bar la persona ha avuto un contatto con un altra. Si contatta quello sano e gli dico ‘vai a fare il tampone nella struttura ospedaliera perché hai avuto un contatto con un positivo'”.
Sarà necessario essere collaborativi e pronti ad installare l'App: in fondo, si tratta di un piccolo aiuto per non rendere vano quanto fatto finora.