Eletta come consigliera festeggia col saluto romano: il neo-sindaco di Centrodestra chiede le sue dimissioni
Il sindaco ha compiuto un'impresa storica strappando il governo della città al Centrosinistra dopo 30 anni. Ma la festa per celebrare la vittoria si è macchiata di un atto gravissimo...
Imbarazzo. Indignazione. Polemiche. E un'immediata richiesta di dimissioni a poche ore dal suo "ingresso" nella coalizione vincente alle elezioni amministrative di San Stino di Livenza. E' una festa "macchiata" da queste dinamiche, quella nel comune del Veneziano, dato che la neo-eletta consigliera leghista Laura Motta, subito dopo l'esito delle votazioni, si è fatta fotografare davanti al Comune mentre si esibisce in un poco onorevole saluto romano.
Eletta come consigliera festeggia col saluto romano
Un modo davvero inopportuno per celebrare il risultato. Inopportuno soprattutto per il neo-sindaco Gianluca De Stefani che non ha perso tempo chiedendo subito le dimissioni della consigliera. Una vera e propria bufera, quella che si è scagliata contro la nuova coalizione al comando, dopo una vittoria davvero storica. Sarebbe dovuta essere una grande festa: De Stefani, infatti, è riuscito nell'impresa di strappare al Centrosinistra il governo della città dopo 30 anni.
Ma in 24 piuttosto che il risultato epocale, sta girando un po' ovunque questa scena che imbarazza. Secondo quanto riporta il Corriere Veneto, tutto è successo in pochi secondi. Era il momento della foto di rito, il fotografo incita i presenti ad alzare le braccia in modo festoso, il sindaco, scherzando li invita a non sollevare i pugni per non evocare una simbologia "avversaria"... ed è a quel punto che Motta stende la mano destra in modo inequivocabile. La foto è virale. La polemicha inevitabile. La presa di posizione del neo-sindaco netta.
Il neo-sindaco di Centrodestra chiede le sue dimissioni
"In relazione alla notizia con la quale, nel corso dei festeggiamenti legati al risultato elettorale del comune di San Stino di Livenza, una consigliera comunale avrebbe, in preda all’euforia, teso il braccio nel gesto tipicamente fascista, desidero scusarmi con i cittadini ed esprimere il più vivo disappunto per l’accaduto.
Il brutto gesto, del quale mi dissocio assolutamente e da me non visto in quanto impegnato nella posa per la foto con tutti i presenti a braccia sollevate, in segno di festa, come richiesto dal fotografo, non appartiene alla mia cultura, alla cultura di questo territorio, alla cultura della lista che rappresento ed ai componenti della stessa. Quel gesto non appartiene neppure al mio modo di fare politica.
Ho ricevuto un mandato popolare importante ed intendo onorarlo, trascorrendo tutti i giorni del mio incarico a rispondere esclusivamente ai cittadini. Invito la consigliera neo eletta a rassegnare le dimissioni".
La reazione del Movimento 5 Stelle
"La consigliera Laura Motta ha già dato le dimissioni dalla carica, come le ha chiesto il nuovo sindaco di San Stino di Livenza?".
Se lo chiede Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale del Veneto, a proposito della sgradevole vicenda che ha visto protagonista la neoeletta al Consiglio comunale nelle liste della Lega: Motta aveva infatti celebrato il successo elettorale facendosi ritrarre con il braccio teso nel tipico saluto fascista.
Risale a martedì la richiesta di ricusazione da parte del primo cittadino, Gianluca de Stefani:
"Bene ha fatto il sindaco -commenta la consigliera regionale- a mostrarsi risoluto e ad invitare Motta alle dimissioni spontanee, rivendicando la propria estraneità politica e morale rispetto a quel gesto. Ma dobbiamo vigilare affinché queste dimissioni vengano effettivamente rassegnate, e che succeda molto presto".
Se è vero che i sindaci giurano sulla Costituzione, nata dalla Resistenza, "è altresì naturale -prosegue Baldin- che anche le persone elette nel Consiglio si dichiarino antifasciste. Ricordo che a pochi metri da quella piazza sono state collocate alcune Pietre d’Inciampo, a perenne monito di coloro che non sono tornati dai lager nazisti, in quanto rastrellati dalle camicie nere". L’esponente del M5S richiama la XII disposizione finale della Carta, che vieta la riorganizzazione -sotto qualsiasi forma- del disciolto PNF, e la legge Mancino che condanna l’apologia di fascismo.
"Non bisogna derubricare l’avvenuto a goliardata -conclude Erika Baldin- perché la storia insegna come azioni presunte innocenti aprono le porte al dilagare di fenomeni preoccupanti, che ignorano la memoria e oltraggiano le vittime. È ora che anche in Italia la destra faccia i conti con i valori fondamentali: Laura Motta chieda scusa e si dimetta dal Consiglio comunale di San Stino".