La storia della "Tintoretta", la figlia del celebre maestro costretta a vestire abiti maschili per dipingere
Eredita le inclinazioni artistiche del padre, tanto da affermarsi più dei fratelli che, una volta prese le redini della bottega, non sanno mantenerne il prestigio
Vestita di un morbido abito a piegoline increspate, color grigio perla e con trasparenze rosate alla gonna e allo scollo, indossando un girocollo di perle e con i capelli biondi raccolti in treccioline. In piedi, davanti alla sua spinetta regge tra le mani un libro di musica, aperto. Con le dita sfiora i tasti, dimostrando di saper anche suonare. Questa è l’immagine che Marietta Robusti, soprannominata “la Tintoretta”, lascia ai posteri in un suo rarissimo autoritratto. Nata fuori dal matrimonio e cresciuta fuori dalle regole dell’epoca, la pittrice d’indiscusso talento riesce a districarsi sapientemente nella Venezia della seconda metà del Cinquecento, facendosi valere in un mondo dominato prevalentemente dal genere maschile.
La storia della "Tintoretta", la figlia del celebre maestro costretta a vestire abiti maschili per dipingere
È infatti Marietta, figlia illegittima di Jacopo Robusti, il Tintoretto, colei che eredita le inclinazioni artistiche del padre, tanto da affermarsi più dei fratelli che, una volta prese le redini della bottega, non sanno mantenerne il prestigio. Il legame con il genitore è, fin da subito, intenso e profondo e Jacopo consolida il suo rapporto speciale con la bambina portandola in bottega e assicurandosi che impari le tecniche del mestiere. Dal canto suo, Marietta è entusiasta e, vestita in abiti maschili per riuscire ad aggirare i divieti imposti alle donne in quell’epoca, segue attentamente gli insegnamenti del Maestro.
Pian piano, una volta perfezionate le sue pennellate, la giovane artista muove i primi passi nel mondo dell’arte, collaborando con i fratelli Marco e Domenico, gli aiutanti di bottega e con il Tintoretto stesso: apprende così bene i segreti della pittura che la sua mano arriva a confondersi con quella paterna. Portata e incline a riconoscere tutto ciò che comunica bellezza, si specializza nel ritratto ed è talmente apprezzata nei circoli aristocratici veneziani, che diventa una moda posare per lei. Tuttavia, poche opere certe ci sono giunte, contrassegnate dalla firma “di m.”, perché Marietta vive un periodo in cui, in quanto donna, non le è permesso firmare i suoi quadri.
Affermata, aggraziata e talentuosa, la Tintoretta riceve numerose richieste come ritrattista da committenti di una certa importanza, tra cui l’Imperatore d’Austria Massimiliano II e il re di Spagna Filippo II, desiderosi di ospitare la pittrice veneziana nelle loro corti e di poter annoverare nella loro collezione una sua tela. Ma per non allontanarsi troppo da casa, l’artista rifiuta ogni invito, anche dietro consiglio di Jacopo, che preferisce per lei una vita più tranquilla.
Sfortunatamente, la vita di Marietta Robusti si interrompe bruscamente nel 1590: muore poco più che trentenne, lasciando un padre disperato che non si riprenderà mai completamente dal grave lutto. Entrambi sono sepolti nella chiesa della Madonna dell’Orto, nel sestiere di Cannaregio, vicino alla casa dove il Maestro visse con la famiglia per quasi tutta la sua vita.