Artista di Kharkiv

Installata alla Biennale di Venezia la fontana ucraina di Pavlo Makov

La "Fontana dell'esaurimento" è una piramide di 78 imbuti di bronzo disposti su 12 livelli attraverso i quali scorre dell'acqua: "Rappresenta l’esaurimento dell’umanità e delle democrazie".

Installata alla Biennale di Venezia la fontana ucraina di Pavlo Makov
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Anche la 59esima edizione della Biennale di Venezia, la kermesse artistica più importante d'Italia, si esprime contro la guerra tra Russia ed Ucraina accogliendo tra tutti i suoi padiglioni quello dedicato allo stato ucraino. Al centro dell’attenzione anche in questi giorni di pre-apertura è finita l'opera di Pavlo Makov, artista di Kharkiv, che ha realizzato la “Fontana dell’esaurimento”, una piramide di 78 imbuti di bronzo disposti su 12 livelli attraverso i quali scorre dell'acqua.

"L'acqua che scorre attraverso gli imbuti con difficoltà sempre maggiore - afferma Makov - rappresenta l’esaurimento dell’umanità, delle democrazie e della voglia di proteggerci a vicenda".

Installata alla Biennale di Venezia la fontana ucraina di Pavlo Makov

IL POST:

Complice quanto sta accadendo attualmente nello stato ucraino, al centro dell'attenzione della 59esima edizione della Biennale di Venezia, la kermesse artistica più importante d'Italia, è finita l'installazione dell'artista Pavlo Makov, originario di Kharkiv, opera che dominerà tra tutte nel padiglione dedicato all'Ucraina, chiamato per l'occasione Piazza Ucraina.

Il padiglione ucraino è stato allestito allo spazio Esedra dei giardini della Biennale ed è stato realizzato con la collaborazione dell’Ukrainian Emergency Art Fund e della Victor Pinchuk Foundation, su progetto dall’architetta ucraina Dana Kosmina. Costruita attorno a un monumento ricoperto di sacchi di sabbia, come se fosse una zona di guerra, Piazza Ucraina vuole essere un punto di incontro per tutti gli artisti che oggi vivono sotto i bombardamenti.

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Al suo interno, come detto, si trova infatti la “Fontana dell’esaurimento”, una piramide di 78 imbuti di bronzo disposti su 12 livelli attraverso i quali scorre dell'acqua. Ogni imbuto si divide in due, portando l'acqua a ogni livello. Quando arriva al terzo livello il flusso si assottiglia fino a diventare un rivolo e, al sesto livello, un gocciolamento. Al livello 12 filtra a malapena attraverso gli ultimi imbuti.

L'opera di Makov è nata nel 1995 quando, a causa di gravi inondazioni, la città di Kharkiv rimase senza acqua per diverse settimane. Oggi, tuttavia, l’installazione è diventata qualcos’altro: l’acqua che scorre attraverso gli imbuti con difficoltà sempre maggiore, come affermato dall'artista stesso, rappresenta “l’esaurimento dell’umanità, delle democrazie e della voglia di proteggerci a vicenda”.

La difficoltà a giungere in Italia

Come narrato al Guardian da Maria Lanko, curatrice della mostra ucraina alla Biennale, il viaggio dall'Ucraina all'Italia è stato parecchio difficoltoso. Makov, in fuga dalla sua terra con la famiglia e la madre anziana al seguito, ha dovuto attraversare le autostrade ucraine bombardate, per poi arrivare in Italia dopo sei giorni di viaggio.

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La stessa Maria Lanko ha dovuto nascondere alcuni degli imbuti della Fontana negli stivali durante il suo viaggio. Una volta giunti a Milano poi, hanno trovato un artigiano che poteva ricreare le parti dell'opera che non avevano potuto portare con sé.

"È importante essere qui come artista - ha affermato Makov -. Dobbiamo fare il meglio per rappresentare la cultura, la dignità e la storia dell'Ucraina".

Makov ha ringraziato la Biennale e l'Italia per l'aiuto e la solidarietà, aggiungendo però che non tutta l'Europa ha capito che anche “l'arte, la musica, sono stati strumenti di potere per la Russia”.

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