Il processo

Tronchetto, la sentenza d’appello: riconosciuta l’associazione mafiosa

Condanne complessive per 215 anni ai vertici del gruppo che puntava al controllo dell’hub turistico di Venezia. I legali degli imputati presenteranno ricorso in Cassazione

Tronchetto, la sentenza d’appello: riconosciuta l’associazione mafiosa

Al Tronchetto operava la mafia. E’ quanto ha stabilito la Corte d’appello di Venezia, riunita, giovedì 18 dicembre 2025, nell’aula bunker di Mestre, che ha ribaltato la sentenza di primo grado.

I giudici hanno riconosciuto la natura mafiosa del gruppo criminale che mirava al controllo di una delle principali aree strategiche per il turismo veneziano.

Tronchetto, riconosciuta l’associazione mafiosa: condanne per 215 anni

La decisione dei magistrati segna una svolta nel procedimento giudiziario. In primo grado, infatti, non era stata riconosciuta l’esistenza di un’associazione mafiosa. In appello, invece, la Corte ha accolto l’impianto accusatorio, ridefinendo il quadro giuridico delle attività criminali emerse durante le indagini.

Pesanti le pene comminate: Gilberto Boatto è stato condannato a 29 anni e 3 mesi di reclusione, mentre Paolo Pattarello ha ricevuto una condanna a 26 anni. Nel complesso, le sentenze emesse arrivano a un totale di 215 anni di carcere per gli imputati coinvolti.

Il controllo del Tronchetto

Secondo i giudici, la banda dei cosiddetti “mestrini”, collegata alla ex mala del Brenta, operava come una vera e propria associazione mafiosa. Il gruppo era attivo non solo nel tentativo di assumere il controllo del Tronchetto, ma anche in numerosi reati, tra cui estorsioni, rapine e altre attività criminali.

L’obiettivo principale dell’organizzazione era il dominio sul Tronchetto, nodo strategico per i flussi turistici in ingresso a Venezia.

Clicca per navigare nella mappa

Un’area considerata cruciale per gli interessi economici illeciti del sodalizio, proprio per l’elevato volume di traffico e di affari legati al turismo.

Ricorso in Cassazione

Le difese degli imputati hanno già annunciato l’intenzione di presentare ricorso in Cassazione. La vicenda giudiziaria, quindi, non è ancora conclusa, ma la sentenza d’appello rappresenta un passaggio fondamentale nel riconoscimento della presenza mafiosa in uno dei punti chiave della città lagunare.