Detenuto dal 15 novembre 2024

Trentini, l’allarme delle ONG venezuelane: “Condizioni disumane e torture sistematiche”

A quasi dodici mesi dall’arresto del cooperante veneziano, le ONG denunciano condizioni di detenzione “inumane” e nuove punizioni arbitrarie. Cresce l’angoscia dei familiari a Venezia

Trentini, l’allarme delle ONG venezuelane: “Condizioni disumane e torture sistematiche”

È passato quasi un anno intero dall’inizio della detenzione a Caracas del cooperante veneziano Alberto Trentini, 46 anni, attivista di Humanity&Inclusion, arrestato il 15 novembre 2024. Da allora, le notizie che arrivano dal carcere El Rodeo I sono poche e sempre più preoccupanti: punizioni improvvise, isolamento e condizioni definite “disumane” dalle principali organizzazioni non governative venezuelane.

Un anno di silenzio e dolore per la famiglia Trentini

Da quasi dodici mesi la famiglia vive nell’attesa. Il cooperante veneziano ha potuto parlare con i genitori, Armanda ed Ezio, solo tre volte, rassicurandoli sul suo stato di salute ma senza alcuna certezza sul futuro.

Io dico solo che nove mesi sono troppi“, aveva dichiarato la madre, dopo mesi di ansia e speranza.

Armanda Colusso, mamma di Alberto Trentini

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Lo scorso 28 agosto, durante i giorni della Mostra del Cinema di Venezia, si era tenuta una manifestazione a favore della scarcerazione di Alberto Trentini, organizzata da attivisti e colleghi veneziani.

Papà di Alberto Trentini

Ma, nonostante la mobilitazione, la situazione è peggiorata: la crisi politica in Venezuela è ormai fuori controllo, e la vita dei detenuti è sempre più a rischio. Il Paese vive una fase di profonda instabilità economica e sociale: l’inflazione è alle stelle, i beni di prima necessità scarseggiano e la popolazione è allo stremo. Le proteste contro il governo di Nicolás Maduro vengono represse con la forza, mentre l’opposizione denuncia violenze, torture e arresti arbitrari. Le tensioni internazionali hanno aggravato ulteriormente il quadro.

L’allarme delle ONG: “Condizioni disumane e torture sistematiche”

Le principali organizzazioni non governative venezuelane, tra cui “Justicia, encuentro y perdón” e il “Comité por la libertad de los presos políticos”, hanno diffuso nuovi allarmi sulle condizioni nel carcere El Rodeo I, dove è rinchiuso anche Trentini.

Secondo le ONG, i detenuti subiscono “punizioni improvvise, sospensione delle visite, isolamento e maltrattamenti”, con episodi documentati di percosse, restrizioni alimentari e trattamenti umilianti.

Il Comitato cita anche la situazione di quattro attivisti – Henryberth Rivas, Antonio Sequea, Juan Carlos Monasterios e Rafael Castro -“in totale isolamento, senza vestiti, ammanettati 24 ore su 24 e privi di accesso ai farmaci essenziali”.

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Le autorità carcerarie non forniscono spiegazioni né sulla durata né sul motivo delle punizioni, perpetuando una condizione di opacità e impunità.

“Questo tipo di trattamento non è un caso isolato, ma una pratica sistematica di tortura fisica e psicologica“.

Diplomazia in stallo: “Serve un intervento concreto”

Dopo mesi di chiusura, un piccolo spiraglio si era aperto grazie ai tentativi diplomatici dell’inviato speciale Luigi Maria Vignali, ma la situazione internazionale è tornata a complicarsi.

Gli Stati Uniti stanno dispiegando un’imponente forza militare via mare“.

Ha dichiarato il ministro Antonio Tajani, riferendosi alle crescenti tensioni tra Donald Trump e Nicolás Maduro, e alle accuse reciproche di traffici illegali tra i due Paesi.

Un contesto geopolitico che rischia di far passare in secondo piano i casi umanitari, come quello di Alberto Trentini, la cui famiglia continua a chiedere al governo italiano di non lasciarlo solo.