Tentata violenza sull’assessora di Dolo Chiara Iuliano: stalker condannato a tre anni
Si è concluso il processo a carico del 55enne accusato di aver perseguitato Chiara Iuliano, 34 anni, assessora alle Politiche sociali del Comune di Dolo, e una barista 37enne

È arrivata la sentenza: tre anni, un mese e dieci giorni per stalking. Così si è concluso il processo a carico del 55enne accusato di aver perseguitato Chiara Iuliano, 34 anni, assessora alle Politiche sociali del Comune di Dolo, e una barista 37enne. Il caso è divenuto di dominio pubblico dopo una denuncia social da parte della stessa amministratrice.
Il 55enne, già sottoposto a diversi trattamenti sanitari obbligatori in passato, è stato riconosciuto capace di intendere e volere al momento dei fatti. Nonostante la difesa avesse sottolineato le sue fragilità psichiche, il giudice ha ritenuto sussistenti le condizioni per una condanna. Il procedimento si è svolto sotto la direzione della pm Anna Andreatta.
Condannato a tre anni lo stalker
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la vicenda sarebbe iniziata tra novembre 2023 e gennaio 2024. L’uomo si era invaghito di una barista della zona e aveva cominciato a rivolgerle dichiarazioni d’amore ossessive e apprezzamenti sessuali, tempestando i suoi profili social con messaggi e presentandosi quotidianamente nel bar dove lavorava, senza consumare nulla, ma solo per osservarla.
Pochi giorni dopo avrebbe iniziato a insidiare anche Chiara Iuliano. Il primo incontro risalirebbe al 16 novembre, quando il 55enne si era presentato in municipio per discutere alcune questioni personali e aveva chiesto all’assessora un bacio. Successivamente, durante una seduta del consiglio comunale dedicata proprio al contrasto della violenza sulle donne, avrebbe pronunciato una frase inquietante: a suo dire, non si dovrebbero colpire le donne, ma se lei fosse stata la sua compagna e avesse guardato un altro uomo, lui l’avrebbe uccisa sul posto.
L’episodio culminante sarebbe avvenuto il 31 marzo, quando lo stalker l’avrebbe incrociata casualmente nei pressi della sua abitazione. Secondo quanto riferito, le si sarebbe avvicinato con una proposta sessuale volgare e avrebbe tentato di impedirle di andarsene, mettendosi davanti alla sua auto e tentando di forzare la portiera. L’assessora era riuscita a mettersi in salvo chiudendosi all’interno del veicolo.
La denuncia pubblica
Dopo alcuni giorni di silenzio e riflessione, Iuliano aveva scelto di raccontare quanto accaduto attraverso i social, motivando la sua scelta con il bisogno di liberarsi da un dolore che stava diventando ingestibile. La sua testimonianza aveva avuto una vasta eco mediatica e aveva dato avvio all’inchiesta che ha poi condotto alla condanna.
Nel corso del procedimento, l’assessora si è costituita parte civile insieme al Comune di Dolo. L’entità del risarcimento verrà stabilita in sede civile.
Lo sfogo sui social dopo la sentenza
Nelle ore successive alla conclusione del processo, Chiara Iuliano ha affidato nuovamente ai social una lunga e intensa riflessione. Ha raccontato quanto sia stato difficile affrontare questi mesi, descrivendo in modo lucido e doloroso il percorso emotivo seguito dopo l'aggressione.
Ha spiegato che nei giorni immediatamente successivi all’episodio aveva continuato a lavorare senza fermarsi, quasi inconsapevole della portata dell’accaduto. La piena consapevolezza del trauma sarebbe emersa solo dopo aver letto le testimonianze di molte donne che, come lei, avevano subito episodi simili.
Ha parlato della sensazione costante di freddo interiore, della fragilità paragonata a quella di un foglio di carta velina, della paura nei confronti di luoghi vuoti e affollati, e del rifiuto, per settimane, di rispondere alla domanda più comune: “Come stai?”. Ha raccontato l’impossibilità di dormire, il timore costante, la fatica di uscire di casa e l’angoscia nel ricevere ogni comunicazione dagli avvocati o dalle forze dell’ordine.
Ha riferito di aver frequentato un centro antiviolenza e di aver accettato con dolore che quest’anno anche il suo nome comparirà nei numeri del report annuale.
Nel suo racconto, Iuliano ha voluto condividere anche il peso delle aspettative sociali: quello di dover reagire, mostrarsi forte, andare avanti. Ha ammesso di essersi sentita in colpa per ogni passo indietro, ogni esitazione, ogni limite vissuto nel ruolo istituzionale che ricopre. Ha ricordato come ogni gesto quotidiano – dalla guida, al parlare in pubblico, al prenotare una stanza per una breve vacanza – sia diventato un ostacolo, un motivo di ansia.
Nonostante tutto, ha ribadito la volontà di non farsi mettere a tacere, né di lasciarsi addossare la colpa per aver reso pubblica la sua esperienza. A chi l’ha accusata di aver arrecato un danno d’immagine al Comune, ha risposto con fermezza: il danno nasce nel momento in cui una donna subisce violenza, non quando lo denuncia. Ha ricordato che la violenza è un problema collettivo e che il silenzio contribuisce solo a perpetuarla.