Le indagini

Strage del bus di Mestre: sette indagati del Comune di Venezia verso il processo

Tra i presunti responsabili manca il nome di Massimo Fiorese, amministratore delegato della società La Linea

Strage del bus di Mestre: sette indagati del Comune di Venezia verso il processo

La Procura di Venezia ha chiuso le indagini preliminari per quella che è meglio conosciuta come la Strage del bus di Mestre: la sera del 3 ottobre 2023, sul cavalcavia superiore di Marghera, un autobus ha perso il controllo ed è precipitato nel vuoto, ferendo 16 persone e uccidendone 22.

Sette indagati del Comune verso il processo

A più di due anni dalla tragedia, la Procura ha chiuso le indagini preliminari e ha iscritto ufficialmente sette persone tra dirigenti del Comune di Venezia e addetti alla manutenzione. In particolare, sono tutti accusati di omicidio colposo, lesioni colpose e stradali, crollo colposo.

Come riporta l’Ansa, gli indagati sono: tre dirigenti del servizio manutenzione viabilità terraferma, un progettista che venne incaricato di diversi appalti riguardanti la mobilità e tre dirigenti della viabilità. Tra i presunti responsabili non risulta Massimo Fiorese, amministratore delegato della società La Linea.

Secondo l’accusa, l’incidente sarebbe stato causato dalla negligenza e dall’imprudenza dei responsabili ai controlli per non aver controllato le condizioni del cavalcavia Marghera.

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Tuttavia, tre degli accusati e i rispettivi avvocati, Marco Vassallo, Paola Bosio, Giovanni Coli e Barbara De Bias, affermano che la breccia nel guardrail fosse presente dagli anni sessanta e che il loro operato è stato più che corretto. Di fatto, Simone Agrondi, Roberto di Bussolo e Alberto Cesaro sono rimasti sorpresi, visto che, come ha riportato l’autopsia non è stato un malore dell’autista a fargli perdere il controllo, ma la rottura dello sterzo.

Il bus precipitato dal Cavalcavia di Mestre

La causa della strage

Dopo il primo urto contro il guardrail, non c’è stata nessuna frenata e ciò ha lasciato il mezzo in balia della strada. In particolare, dopo il primo impatto, ce ne sono stati diversi e, analizzando quello che rimaneva del bus, si è scoperto che lo sterzo si era spezzato, non permettendo all’autista, Alberto Rizzotto, di controllare il veicolo.

Come hanno sottolineato gli avvocati della difesa, sperano che l’assenza di Massimo Fiorese dalla lista degli indagati sia spiegata e giustificata, perché l’autobus era praticamente nuovo. Probabilmente, secondo gli imputati, se non fosse stato per quel difetto, Rizzotto sarebbe riuscito a evitare la caduta di 15 metri e salvando la vita a 21 turisti in vacanza.

Il bus precipitato dal cavalcavia a Mestre

Tuttavia per i magistrati non è così e imputano la tragedia al difetto strutturale del cavalcavia, visto che Rizzotto era riuscito a rallentare fino ai 5 chilometri l’ora, cercando poi di frenare completamente appoggiandosi al guardrail. Come ben sappiamo, la barriera di sicurezza non ha tenuto l’impatto, facendo precipitare il mezzo.

Per questo motivo, l’accusa è risalita fino a undici anni fa per capire di chi sia la responsabilità di quel difetto ormai noto a molti. Infatti, mentre le amministrazioni comunali si susseguivano, il progetto per la messa in sicurezza è sempre passato in secondo piano e, come afferma la difesa, il varco era lì dagli anni sessanta.