La vicenda giudiziaria legata alla tragica morte di Giulia Cecchettin giunge a una conclusione definitiva. La rinuncia della Procura Generale di Venezia a impugnare la condanna all’ergastolo di Filippo Turetta segna la chiusura di un percorso tormentato.
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La riflessione di Gino Cecchetin
“Con la decisione definitiva della magistratura, si è chiuso il percorso giudiziario legato alla morte di mia figlia Giulia.
Non esiste una giustizia capace di restituire ciò che è stato tolto, ma esiste la consapevolezza che la verità è stata riconosciuta e che le responsabilità sono state pienamente accertate”.
Così Gino Cecchettin commenta, in una nota, la decisione della Procura Generale di Venezia di non impugnare la sentenza di condanna all’ergastolo per Filippo Turetta, responsabile dell’omicidio di Giulia Cecchettin.

Nel suo messaggio, Gino riflette anche sul significato di questa chiusura:
“Continuare a combattere quando la guerra è finita, in fondo, un atto sterile. La consapevolezza che è il momento di fermarsi, invece, è un segno di pace interiore e di maturità, un passo che andrebbe compiuto più spesso”.
“Il dolore non si cancella, ma può diventare seme”
Il padre della ragazza ringrazia quanti lo hanno sostenuto in questo lungo anno, ricordando come la discrezione e l’affetto abbiano fatto la differenza nei momenti più difficili.
“Come padre ho scelto da tempo di guardare avanti, perché l’unico modo per onorare Giulia è costruire, ogni giorno, qualcosa di buono in suo nome. Il dolore non si cancella, ma può diventare seme”.

Anche il suo legale, Stefano Tigani, ha voluto sottolineare il valore simbolico di questa tappa:
“A questo punto si tratta di andare avanti e di concentrarsi, una volta definitiva la sentenza, su quella che io chiamo la fase B dell’impegno di Gino Cecchettin, cioè contrastare con ogni mezzo la violenza di genere. Si sta facendo molto, ma si deve fare molto, molto di più”.