Operazione "controcorrente"

Scosse elettriche per pescare: i bracconieri devastavano l'ecosistema e torturavano gli animali

La banda, composta da 7 rumeni e un italiano, operava tra Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte...

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Scattata alle prime ore del mattino nelle province di Novara, Varese e Venezia, la seconda parte dell’operazione “controcorrente” dei militari del nucleo carabinieri cites di Torino finalizzata al contrasto del bracconaggio ittico.

Scosse elettriche per pescare: i bracconieri devastavano l'ecosistema e torturavano gli animali

L’operazione ha portato all’esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare personale e al decreto di sequestro di un’ingente cifra di denaro e di un immobile.

I provvedimenti sono stati emessi, su richiesta della procura della repubblica di Novara dal g.i.p. Del tribunale di Novara nei confronti di 7 cittadini rumeni e 1 italiano tutti indagati per associazione a delinquere finalizzata alla commisione di reati connessi al bracconaggio ittico nelle acque interne. Tra i reati contestati oltre a quello del bracconaggio l’uccisione di animali, la frode nell’esercizio del commercio, la frode alimentare, il commercio di sostanze alimentari nocive la distruzione di habitat di aree protette e, per due degli indagati, l’autoriciclaggio.

Una custodia in carcere, 6 arresti domiciliari e 1 obbligo di dimora le misure emesse dal g.i.p., Inoltre il sequestro per equivalente di conti correnti, immobili e auto per un valore complessivo di oltre 218.000 euro, profitto illecitamente percepito, frutto dell’attività di bracconaggio ittico.

Nel corso delle perquisizioni odierne è stata rinvenuta attrezzatura vietata utilizzata per le attività di pesca illecita. L’indagine denominata “controcorrente parte 2” è il risultato di un’articolata e complessa attività investigativa condotta dal nucleo cites dei carabinieri forestali di Torino, che ha consentito di documentare numerosi episodi di bracconaggio ittico posti in essere, dagli indagati, nelle acque interne di diverse province tra Piemonte, Lombardia,veneto ed Emilia Romagna anche in aree soggette a particolare protezione, utilizzando mezzi e attrezzature vietate che consentivano giornalmente la cattura di ingenti quantitativi di pesce.

Il pescato così prelevato veniva poi commercializzato, attraverso falsa documentazione che ne attestava una provenienza lecita, a ditte specializzate dell’est Europa e a diversi mercati nazionali. I prodotti ittici non erano sottoposti ad alcun controllo sanitario e conservati al di fuori di basilari regole igieniche.

Si ricorda che la tipologia di pesca con corrente elettrica oltre che vietata, è altamente dannosa per l’ambiente in quanto causa la distruzione degli ecosistemi acquatici ed è produttiva di gravi sofferenze per gli animali. Inoltre, anche attraverso l’analisi dei conti bancari e della documentazione sequestrata, gli investigatori riuscivano ad accertare il riutilizzo di molti dei proventi derivanti dal bracconaggio ittico in attività edilizie riferibili agli indagati. L’esecuzione delle attività odierne ha visto la collaborazione di oltre 70 militari dei gruppi carabinieri forestali di Torino, Novara Rovigo dislocati sui vari obiettivi, ove sono state eseguite le misure cautelari e le attività di perquisizione e sequestro.

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