Scoperti lavoratori in nero e irregolari in ristoranti, sale da ballo ed empori in centro a Venezia
Scattano multe fino a 11mila euro: da inizio anno sono 52 i dipendenti irregolari scoperti dalle Fiamme Gialle, 16 nell'ultima settimana di controlli in zona Arsenale e in zona Cannaregio
La Guardia di Finanza di Venezia continua instancabilmente la sua azione di contrasto al "lavoro sommerso", focalizzandosi in particolare sul centro storico della città lagunare.
Scoperti 16 lavoratori in nero e irregolari
Nell'ultima settimana, i finanzieri del 1° Nucleo Operativo Metropolitano hanno scoperto 16 lavoratori, alcuni totalmente in nero, che lavoravano in una sala da ballo nella zona Arsenale e in un emporio in zona Cannaregio.
Dall'inizio del 2024, i militari del Comando Provinciale, durante i controlli economico-finanziari del territorio, hanno scoperto 28 lavoratori completamente "in nero" (ovvero impiegati senza alcun contratto di lavoro e senza comunicazione ai centri per l'impiego) e 24 lavoratori impiegati "irregolarmente" (con qualifiche o orari diversi da quelli realmente praticati o, se contrattualizzati a chiamata, non comunicati all'Ispettorato del Lavoro per le giornate in questione). I datori di lavoro hanno così ottenuto ingenti risparmi sui costi retributivi, contributivi, assicurativi e fiscali.
Dall'inizio dell'anno, in tutta la provincia di Venezia, la Guardia di Finanza ha scoperto 101 lavoratori in nero e 86 irregolari, verbalizzando 59 datori di lavoro.
Lavoro sommerso soprattutto nel settore turistico
In totale, sono 19 i datori di lavoro, principalmente appartenenti al settore turistico (ristoranti, bar, sale da ballo, empori e negozi di souvenir), che sono stati sanzionati per l'impiego di manodopera in nero e/o irregolare, con multe che vanno da un minimo di 1.950 euro a un massimo di 11.700 euro per ogni lavoratore irregolare individuato.
In particolare, per quattro attività (empori, negozi di chincaglieria e ristoranti) dove è stata riscontrata la presenza di più lavoratori in nero rispetto a quelli regolarmente impiegati, è stata proposta la sospensione immediata dell'esercizio all'Ispettorato Territoriale del Lavoro. A seguito del provvedimento di sospensione, i datori di lavoro hanno regolarizzato la posizione dei lavoratori in nero (italiani, cinesi e bengalesi) pagando una ulteriore sanzione amministrativa di 2.500 euro per evitare la chiusura.
Questa attività ispettiva è fondamentale per la tutela dell'economia legale: il lavoro nero è una piaga per l'intero sistema economico, poiché sottrae risorse all'Erario, lede i diritti dei lavoratori, spesso sfruttati, e rappresenta una delle forme più perniciose di concorrenza sleale.