Ruba mezzo milione di euro dalle casse dell'azienda in cui lavora e li "ripulisce" investendo in altre attività
L' imprenditore è stato arrestato per bancarotta fraudolenta per un ammontare di 1,3 milioni di euro, relativi a mancati pagamenti ai dipendenti e all'erario
Un imprenditore della provincia di Venezia è stato arrestato, su mandato della Procura della città lagunare, per bancarotta fraudolenta per un ammontare di 1,3 milioni di euro, relativi a mancati pagamenti ai dipendenti e all'erario.
Imprenditore sottrae soldi ad un'azienda di trasporto merci
Nella mattinata di ieri, 5 febbraio 2024, su mandato della Procura della Repubblica di Venezia, i finanzieri del Comando Provinciale di Venezia hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare domiciliare, emanata dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale lagunare, nei confronti di un imprenditore residente in provincia, ritenuto colpevole del fallimento di un'azienda nel settore del trasporto merci.
Le indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Venezia su incarico della Procura locale hanno ricostruito il collasso di una prima società gestita in modo occulto dal soggetto in questione.
A partire dal 2017, avrebbe sottratto diversi veicoli e oltre 500 mila euro dall'azienda, svuotando i conti bancari aziendali e reinvestendo il denaro in un'altra società di trasporti, anch'essa gestita da lui in maniera simile, senza effettuare vere transazioni commerciali tra le due.
Investiva il denaro rubato in altre società evadendo il fisco
Le indagini hanno anche rivelato che la prima società era in dissesto già dal 2017, privata dei suoi veicoli e dei relativi proventi, non registrati nei bilanci aziendali.
Il malfattore gestiva segretamente anche una terza società, intestata alla moglie, sempre nel settore del trasporto ma già in difficoltà finanziarie con debiti tributari non saldati e un patrimonio netto negativo.
L'arresto è stato giustificato dalla volontà deliberata di evadere le responsabilità fiscali e di non pagare i dipendenti, seguendo uno schema consolidato nel tempo che ha evidenziato la pericolosità economica e l'indole criminale dell'imprenditore.
Quest'ultimo ha svuotato la prima società fallita di beni e liquidità, continuando ad operare con altre aziende, accumulando considerevoli debiti fiscali, tutti rimasti inadempiuti, per un totale di circa 1,3 milioni di euro.
L'amministratore formale e il liquidatore della prima società fallita sono stati denunciati per complicità in bancarotta.