Nella prima settimana di dicembre 2025, il Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Venezia è riuscita a recuperare 10 reperti archeologici risalenti all’Età Orientalizzante e l’Età Tardo Arcaica (VIII-VI sec. a.C.).
Recuperati 10 reperti archeologici dall’VIII-VI secolo a.C.
In particolare, le indagini sono iniziate nell’ottobre del 2024 il Nucleo TPC ha rinvenuto in un’abitazione privata, che fa parte di un asse ereditario, i reperti. Dopo essere stati analizzati dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Venezia, con cui i Carabinieri collaborano strutturalmente, sono stati sequestrati vista l’assenza di un legittimo titolo di proprietà.
Di fatto, è stato proprio il titolare dell’immobile a denunciare il possesso degli oggetti antichi, come previsto dal “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, aprendo così le indagini.
I reperti sono stati studiati dall’ABAP e hanno scoperto che si trattava di di beni culturali provenienti da scavi clandestini avvenuti nell’area centro-italica e successivamente ricettati in area cerretana ed etrusco-laziale, finché non sono giunti in possesso degli attuali ex-proprietari.
Infatti, al termine delle indagini, avvenuto nel maggio 2025, la Procura di Venezia ha disposto il dissequestro dei beni e la loro restituzione allo Stato, individuato nella Soprintendenza ABAP. Di conseguenza, i reperti andranno ad arricchire il Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine, che è di competenza della Direzione regionale Musei Nazionali Veneto.
La normativa
La normativa attualmente vigente prevede che se un reperto proviene certamente o presumibilmente dalla penisola italiana, allora è di proprietà dello Stato. Ciò non è valido se il proprietario può dimostrare di aver ricevuto quel reperto: se lo Stato stesso gli concede l’oggetto per il ritrovamento fortuito; se lo Stato gliel’ha consegnato come forma di indennizzo per l’occupazione di immobili; se erano già in suo possesso, o in possesso di terzi che poi lo hanno ceduto, prima del 1909, anno in cui è entrata in vigore la legge n. 364. Per di più, qualsiasi atto di vendita o accordo concluso violando le norme sulla tutela e la circolazione di tali beni è da considerarsi nullo.
Olpe etrusco
Tra gli oggetti rinvenuti c’è anche un’olpe etrusco-corinzia a rotelle, che risale agli inizi del VI sec. a.C. che assomiglia a un altro esemplare del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.

In particolare, il collo presenta una decorazione a fasce parallele brune, rosse e bianche. Sul corpo, invece, separate da fasce parallele tricromatiche, vengono rappresentati animali reali e fantastici. Inoltre, inseriti per riempire gli spazi altrimenti vuoti, sono raffigurate numerose rosette circolari con partizioni graffite a croce. Per di più, la parte inferiore è decorata da una “catena di denti di lupo”.