Femminicidio Cecchettin

Processo a numero chiuso per Filippo Turetta: solo 40 persone in aula a Venezia

Secondo quanto disposto dal tribunale 20 posti saranno destinati ai cittadini e 20 ai giornalisti. L'Ordine dei Giornalisti ha ha avanzato la richiesta di trasferire il processo nell'aula bunker di Mestre

Processo a numero chiuso per Filippo Turetta: solo 40 persone in aula a Venezia
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Il processo a Filippo Turetta, reo confesso del femminicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin, inizierà lunedì 23 settembre 2024. Ma sarà un processo a numero chiuso: nell'aula messa a disposizione nel tribunale di Venezia saranno solo 40 i posti disponibili, metà per le persone "normali" e metà per i giornalisti.

Processo a numero chiuso per Filippo Turetta: solo 40 persone in aula

La decisione è stata formalizzata dal presidente della Corte d'assise: il processo a Filippo Turetta si terrà in una piccola aula della Cittadella della Giustizia di Piazzale Roma, a Venezia.

La prima udienza per il femminicidio di Giulia Cecchettin, la studentessa 22enne di Vigonovo, uccisa dall'ex fidanzato l'11 novembre 2023, è fissata per le 9 di lunedì prossimo presso la Corte d'Assise.

Giulia Cecchettin

Niente aula bunker e porte chiuse per il processo di Turetta, come inizialmente ipotizzato, l'aula destinata all'udienza potrà ospitare un massimo di quaranta persone, suddivise equamente tra venti cittadini e venti giornalisti, mentre altri 18 posti saranno riservati alle parti processuali. Le uniche riprese video autorizzate saranno quelle della Rai, in quanto servizio pubblico.

L'opposizione dell'Ordine dei Giornalisti

Il femminicidio di Giulia Cecchettin ha sconvolto l'Italia, dal momento in cui il padre Gino e la sorella Elena ne hanno denunciato la scomparsa, fino al ritrovamento del suo corpo il 18 novembre nei pressi del lago di Barcis, in provincia di Pordenone.

Questo tragico evento ha scatenato un’ondata di proteste in tutta Italia contro la violenza sulle donne. Migliaia di persone si sono riunite a Padova per il funerale di Giulia, ormai diventata un simbolo della lotta politica e culturale contro il femminicidio.

Per questo motivo, considerando la grande attenzione mediatica legata al femminicidio di Giulia Cecchettin, l'Ordine dei Giornalisti ha avanzato la richiesta di trasferire il processo nell'aula bunker di Mestre, per garantire una maggiore capienza e una gestione più adeguata dell'affluenza.

“Le rappresento la mia preoccupazione in vista di un processo attorno al quale l’attenzione e l’interesse pubblico sono notevoli", ha scritto al dottor Maduzio (che ha firmato l'ordinanza) Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine.

"Per l’opinione pubblica il rilievo del processo Turetta è sicuramente superiore a quello rivestito da molti altri casi e sicuramente saranno numerosissimi i giornalisti e i semplici cittadini che si presenteranno in Tribunale per assistere all’udienza. Come stabilire chi far accedere all’aula e chi lasciare fuori? Quali criteri utilizzare per stabilire l’accesso ai giornalisti? Una scelta delicatissima, visto che il processo è per definizione pubblico e le sentenze pronunciate nel nome del popolo. I giornalisti svolgono un ruolo importante di informazione della pubblica opinione.

Pur comprendendo le difficoltà connesse alla limitata capienza dell’aula di Corte d’Assise, confidiamo che possa almeno essere disposto, per la prima udienza del 26 settembre p.v., un collegamento da remoto, come garantito in passato in occasione di altre udienze, in modo da permettere ai giornalisti non presenti in aula di poterla comunque seguire.

Le formulo inoltre l’auspicio che le successive udienze possano essere fissate in un’aula più capiente, come ad esempio l’aula bunker di Mestre, in modo da consentire a tutti i colleghi e alle emittenti televisive di poter seguire in presenza il processo”.

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