Prigioniero in Sudan, lo strappalacrime audio appello della figlia di Zennaro: "Marco libero!"
Dopo l'intervento della Farnesina, lo spostamento da una cella a un'altra, e la speranza che presto si arrivi a una soluzione, i famigliari stanno provando anche altre "strade".
E' detenuto, praticamente imprigionato in modo disumano, da aprile. E solo da un paio di giorni sarebbe stato spostato da una cella a un'altra. Una notizia positiva? Forse, perché al momento è ancora impossibile sapere se la sua situazione detentiva sia migliorata rispetto a prima. Così dopo l'intervento della Farnesina, ora i famigliari provano una strada diversa, condividendo l'appello audio e un disegnino della figlia. La speranza è di far presa sulla sensibilità delle istituzioni del Sudan. (Immagini e video da Facebook).
La famiglia di Zennaro cerca di commuovere il Sudan: diffusi appello audio e disegno della figlia
Gli amici di Marco Zennaro sono tanti. Anzi, tantissimi. E tutti si sono dati appuntamenti l'altro giorno per un corteo tra i canali di Venezia, la "sua" Venezia, organizzato proprio per sostenerlo simbolicamente, per dare un segnale, per tenere accesi i riflettori sulla vicenda tutt'altro che chiusa nonostante l'intervento della Farnesina.
Insomma, tutto il Veneto, tutta Italia, lo si può dire chiaramente, sta cercando di fare in modo che l'imprenditore veneziano imprigionato da due mesi in Sudan, torni a casa. O almeno lasci le celle in cui è rinchiuso (in condizioni disumane) e venga trasferito in una struttura più dignitosa.
Ma visto che tutte le strade percorse fino a questo momento, dopo aver interessato alla vicenda le massime autorità locali, regionali e anche dello Stato, senza però aver ottenuto significativi risultati, ora la famiglia sta tentando una strada differente: è stato infatti diffuso un video messaggio in cui è raffigurato il disegnino della sua liberazione e del suo ritorno a casa realizzato dalla terza figlia, Tullia, abbinato all'audio messaggio con le parole della bimba.
Un video emozionante, che i famigliari sperano possa "toccare" il cuore delle istituzioni del Sudan, per imprimere la tanto agognata spinta che dovrebbe portare alla risoluzione della vicenda.
"Papi, questo è il disegno che ti ho fatto", dice la bimba nel messaggio audio condiviso dai famigliari sui social, e poi continua, "lo sai che c'erano tantissimi che dicevano Marco libero! Ti voglio bene".
Dal volo in Sudan alle manette
Martedì erano due mesi esatti dal primo aprile, giorno in cui il veneziano è stato fermato dai miliziani proprio mentre stava per imbarcarsi su un volo per l'Italia. Le manette erano scattate per una denuncia per truffa presentata da un imprenditore sudanese, Ayman Gallabi, a cui Zennaro aveva fornito alcuni prodotti destinati alla società elettrica nazionale.
Ma gli apparecchi, secondo Gallabi, non erano conformi. A metà marzo, dunque, il primo arresto con la detenzione in albergo. Attraverso una transazione economica, poi, il sudanese aveva cambiato versione, ritirando le accuse e lasciando libero l'italiano. Ma una volta arrivato in aeroporto per Zennaro erano scattate nuovamente le manette, con il trasferimento, questa volta, in carcere.
Una nuova querela, questa volta presentata da Abdallah Esa Yousif Ahamed, considerato il finanziatore di Gallabi e vicinissimo al sanguinario generale Mohamed Hamdan Dagalo, per un fatto ancora avvolto nel mistero: nei giorni precedenti, infatti, era stato trovato senza vita il corpo di Gallabi, nel Nilo. Il finanziatore dell'uomo trovato morto continua a chiedere, in pratica dal primo giorno di prigionia, 700mila euro per ritirare ogni accusa.
Attualmente, secondo quanto è stato possibile ricostruire, Zennaro sarebbe stato spostato da una prima cella ad un'altra. Ma non è dato sapere se le condizioni siano migliori rispetto alla camera di sicurezza precedente. Una temperatura di 45 gradi, in stanza con altre 30 persone, tra picchi di febbre alta e dolori alla schiena, quella dei famigliari e delle istituzioni italiane ha davvero tutto l'aspetto di essere una corsa contro il tempo.