Paura dei licenziamenti: i sanitari veneziani dopo l'obbligo corrono a chiedere il vaccino
Circa un migliaio gli operatori che avevano detto "no" al siero anti Covid. Ma la posizione dell'azienda sanitaria è netta: "Chi lavora con soggetti fragili o deboli deve vaccinarsi".
E' tempo di vaccini anche per tutti quegli operatori sanitari (nel territorio della Ulss 3 Serenissima erano circa un migliaio) che avevano detto di "no" al siero anti Covid. Ora, infatti, con l'obbligo vaccinale, l'astensione può costare loro anche il posto di lavoro. E c'è già chi sta correndo ai ripari, facendo un passo indietro, chiedendo insomma di ricevere il vaccino...
Paura dei licenziamenti: i sanitari veneziani dopo l'obbligo corrono a chiedere il vaccino
Hanno visto il Covid da vicino, lottando fianco a fianco dei pazienti. Eppure molti di loro almeno in territorio veneziano, avevano detto "no" al vaccino. O meglio, almeno temporaneamente. E così un migliaio di operatori sanitari, al momento non avevano ricevuto la dose del siero contro il nemico invisibile.
Ora però le cose sono cambiate: da quando è stata introdotta la normativa che regola la decisione della somministrazione del vaccino per i sanitari, punendo quelli che decidono di non ottenerlo, con sanzioni che arrivano fino al licenziamento, gli operatori hanno fatto marcia indietro. E ora è una vera e propria corsa contro il tempo.
Ovviamente la posizione dell'Ulss 3 Serenissima è stata chiara fin da subito:
"Chi sceglie di lavorare a fianco delle persone più fragili e con i malati non può correre il rischio di essere il portatore della malattia - hanno spiegato dalla direzione sanitaria - Ma l'azienda ha fiducia che gli operatori sceglieranno di vaccinarsi".
Occorre dire, per dovere di cronaca, che i soggetti che si erano "astenuti" non possono essere considerati tutti dei "no vax".
"Alcuni avranno scelto di non vaccinarsi per posizione ideologica - ha continuato l'azienda - Ma sarà una piccolissima percentuale. Lo vedremo nei prossimi giorni quando completeremo il ciclo".
Secondo quanto riferito, infatti, chi si era rifiutato avrebbe avuto delle valide motivazioni: c'erano donne in gravidanza, persone che avevano contratto il Covid, o altri in cura per malattie con farmaci che sarebbero potuti entrare in contrasto con il siero. E c'è da dire che inizialmente non esisteva l'obbligo vaccinale, quindi la scelta di "attendere" è stata, per certi versi, lecita.
Anche se, come hanno ribadito dalla direzione sanitaria, "non coerente con l'impegno morale di chi lavora in quel settore". Da parte sua la Ulss 3 Serenissima ha messo in campo tutto quanto è stato possibile fare per attuare una vera e propria opera di sensibilizzazione, perché la guerra si vince solo se si lavora nella stessa direzione.
Una posizione condivisa anche dal Governatore della Regione Luca Zaia, che in più di un'occasione nei consueti punti stampa sull'emergenza sanitaria, ha voluto confermare come l'unica vera arma contro il Covid sia la vaccinazione, al fianco ovviamente delle misure già attuate, come il distanziamento e l'uso dei dispositivi di protezione individuale. Ma se al momento non si verificano più focolai all'interno di strutture sanitarie, è proprio grazie alla presenza in loco di soggetti immunizzati dalla prima tranche di vaccini somministrati agli operatori dei centri più a rischio. Ovvero ospedali ed Rsa, che nel corso dell'emergenza sanitaria, dal mese di febbraio 2020, hanno vissuto momenti drammatici.
Quelli che in un primo momento, quindi, avevano optato per un'astensione, ora probabilmente riceveranno la propria dose.
"Inizialmente c'era libera scelta - ha concluso la direzione sanitaria - La valutazione di quanti diranno di no per motivi personali, dunque, si farà con tutta probabilità al termine di questa settimana. L'Ulss si atterrà alle indicazioni di legge".
Occorre quindi aspettare ancora qualche giorno per verificare quanti, sul migliaio di operatori sanitari non ancora immunizzati, vorranno "sfidare" le sanzioni pur di tener fede alla propria posizione personale sul tema del vaccino.