A Mestre

Morte Giacomo Gobbato, la donna rapinata: "Se non avessi urlato, sarebbe ancora vivo. I suoi amici mi rincuoravano..."

La 50enne di origini colombiane è scossa da quanto accaduto e non si dà pace: "E' colpa mia".

Morte Giacomo Gobbato, la donna rapinata: "Se non avessi urlato, sarebbe ancora vivo. I suoi amici mi rincuoravano..."
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Carmen non si dà pace. La 50enne di origini colombiane è devastata per la morte di Giacomo Gobbato, il 26enne intervenuto per difenderla dal rapinatore che l'ha aggredita nella notte tra venerdì 20 e sabato 21 settembre 2024 in corso del Popolo a Mestre.

"Se non avessi urlato non sarebbe accorso nessuno e quel ragazzo di 26 anni oggi sarebbe ancora vivo".

Nella giornata di lunedì 23 settembre 2024, è stato convalidato l'arresto del 38enne moldavo che ha ucciso a coltellate Giacomo Gobbato.

Il dolore di Carmen: "Se non avessi urlato Giacomo sarebbe ancora vivo"

La 50enne, intervistata dal Corriere della Sera, è tornata con la memoria a quei drammatici istanti, quando è stata presa di mira da un moldavo di 38 anni, senza fissa dimora. Carmen lo descrive come un "gigante di un metro e novanta" che l'ha afferrata da dietro, tappato la bocca e sferrato tre pugni. Nel mentre, la 50enne colombiana, di rientro a casa dopo essere andata a trovare l'anziana madre, stava parlando al telefono con il compagno Loris, 55enne con cui convive a Mestre. Quest'ultimo ha affermato che in quei frangenti Carmen ha urlato "Aiuto, mi hanno rubato lo zaino, chiamate la Polizia".

A quel punto, purtroppo, l'aggressione alla 50enne ha avuto tragiche conseguenze. Giacomo Gobbato e l'amico Sebastiano, attivisti del Centro Sociale Rivolta, accorrono in aiuto di Carmen. Il 38enne moldavo è armato di coltello e lo utilizza per aggredirli. I due vengono colpiti da diversi fendenti. Le coltellate inferte a Giacomo, purtroppo, sono letali.

"È colpa mia. Dovevo stare zitta e non chiedere aiuto. Vero, quello mi ha preso a pugni, mi ha rubato lo zaino... Ma chi se ne frega. Se non avessi urlato non sarebbe accorso nessuno e quel ragazzo di 26 anni oggi sarebbe ancora vivo" ha affermato Carmen al Corriere della Sera.

La 50enne, insieme al compagno Loris, dopo quanto accaduto ha trascorso diverse ore in commissariato. Lì c'erano anche altri ragazzi del centro sociale "Rivolta". Carmen ha raccontato che in quei momenti sono stati proprio gli amici di Giacomo a confortarla.

"Quando è arrivata la notizia che Giacomo non ce l’aveva fatta ci tremavano le gambe ed eravamo devastati dai sensi di colpa, ma erano loro che ci facevano coraggio" ha aggiunto al Corriere.

Carmen e Loris hanno presenziato sabato 21 settembre 2024 al presidio organizzato a Mestre dal Centro Sociale "Rivolta" in ricordo di Giacomo. I due, che ora vogliono ringraziare i genitori del 26enne per il gesto eroico che ha salvato la vita a Carmen, durante la manifestazione si sono avvicinato all'amico Sebastiano, anche lui intervenuto per difenderla e rimasto ferito:

"L’ho abbracciato e gli ho detto: 'Mi dispiace, dovevo esserci io al posto di Giacomo. Toccava a me difendere la mia compagna'. Lui mi ha abbracciato e mi ha sussurrato: 'Non ti dare colpe, siamo tutti fratelli'" ha riferito Loris al Corriere.

Nella giornata di lunedì 23 settembre 2024 è stato convalidato l'arresto del 38enne moldavo che ha ucciso Giacomo Gobbato. Per l'aggressore, difeso dall'avvocato Tiziana Nordio, è stata disposta la custodia cautelare in carcere.

Zaia: "Microcriminalità? Inasprire le pene e fare pulizia"

A margine di un punto stampa avvenuto nella mattinata di lunedì 23 settembre 2024, Luca Zaia è intervenuto sull'omicidio di Giacomo Gobbato e sul tema della microcriminalità:

"Una tragedia unica. Un atto eroico che ha portato il ragazzo a perdere la vita. Esprimo vicinanza alla famiglia, ma questo non lo riporterà in vita.

Un furto spesso viene definito microcriminalità, ma abbiamo capito che dietro a un borseggiatore o aggressore più esserci un accoltellatore o un omicida. Penso che sia fondamentale partire dalla base: inasprire le pene, ma in maniera importante. In maniera tale da far pulizia, perché così non si può andare avanti".

Alla domanda sulla situazione di Marghera, dove il governatore ha vissuto durante il periodo del Covid, Zaia risponde così:

"Si vede che ci sono delle persone che vivono senza lavorare. Questo non è attribuibile alla mancata gestione dell'Amministrazione Comunale. Penso che in questo paese, e lo si vede in tante periferie e stazioni delle città, c'è questa pletora di personaggi, molto spesso non sono neanche nostrani, ma questo cambia poco, che vengono qui per delinquere e non per lavorare.

Allora io penso che la condizione di base sia quella di inasprire le pene in maniera importante e tonica. Quando lo spacciatore spaccia, sa bene che sta anni in galera. Voglio vedere hanno tutto questo coraggio poi".

Al Presidente di Regione Veneto è stato poi chiesto se quella di Mestre è un'emergenza nazionale, dato che viene definita capitale dell'eroina, secondo i dati del Ministero dell'Interno:

"Se questi sono i dati, io non li conosco nel dettaglio, allora va fatta pulizia. Per farlo bisogna lavorare con le leggi, con le forze dell'ordine e non rendere inutili i loro interventi. Bisogna stabilire che lo spaccio è un problema nazionale e così si fa pulizia".

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