Femminicidio Cecchettin

La Procura ricorre in appello contro la sentenza di Turetta: "Riconoscere le aggravanti"

Al centro del ricorso il mancato riconoscimento della crudeltà e dello stalking

La Procura ricorre in appello contro la sentenza di Turetta: "Riconoscere le aggravanti"
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La Procura di Venezia ha impugnato la sentenza di primo grado che ha condannato Filippo Turetta all’ergastolo per il femminicidio di Giulia Cecchettin. Al centro del ricorso non c’è la pena, già massima, ma il mancato riconoscimento di due aggravanti: crudeltà e stalking. La premeditazione, invece, è stata già accertata e non è oggetto di discussione.

La Procura fa appello contro la sentenza di Turetta: "Riconoscere le aggravanti"

La decisione di non riconoscere l’aggravante della crudeltà ha fatto molto discutere, soprattutto per la motivazione contenuta nella sentenza: secondo il giudice, le 75 coltellate inferte a Giulia non sarebbero espressione di crudeltà giuridica, ma della volontà lucida di eliminare una persona che non voleva più avere una relazione con lui. In altre parole, un’azione razionale, non un gesto d’impeto.

Turetta in tribunale

Secondo il pubblico ministero Andrea Petroni, infatti, non vi è alcun dubbio che le 75 coltellate inflitte in oltre 20 minuti abbiano prolungato l’agonia della giovane. Una violenza reiterata che, secondo l’accusa, configura senza esitazioni la crudeltà.

Altro punto cruciale è lo stalking, anche questo escluso dalla sentenza di primo grado. La famiglia aveva già segnalato, prima della fine delle indagini, le pressioni psicologiche che Turetta esercitava su Giulia: messaggi continui, minacce di suicidio, e la costrizione a frequentarlo per timore delle sue reazioni.

Sarà dunque chiesto alla Corte d’Assise d’appello di rivedere la decisione e riconoscere queste aggravanti.

Giulia Cecchettin

Gli avvocati della famiglia Cecchettin: "Continuiamo la nostra battaglia"

A sostegno di questa posizione si sono mossi gli avvocati della famiglia Cecchettin, che hanno sollecitato l’impugnazione della sentenza.

Stefano Tigani

"Noi avevamo presentato una richiesta di impugnazione alla procura un paio di settimane fa. Mi fa piacere che la nostra idea sia stata condivisa dalla Procura. Questo ci dà la forza di continuare la battaglia per la giustizia, per Giulia.

Ovviamente, massimo rispetto per la Corte, ma questo non significa che sulle due aggravanti noi dovessimo essere d'accordo. L'abbiamo fatto in punta di piedi presentando questa istanza e ora ci batteremo in appello quando sarà fissato.

Questo ci fa capire che la battaglia è giusta e va continuata così: in maniera elegante ma decisa", ha commentato l'avvocato Stefano Tigani al TGR Veneto.

Ora si attende la presentazione dell’appello da parte dei legali di Turetta, che hanno tempo fino al 27 maggio. Dopo quella data, è ipotizzabile che l’appello venga discusso già dopo l’estate.

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