Le rivelazioni sull'inchiesta

I mestrini della nuova Mala del Brenta volevano la testa di Felicetto Maniero

Secondo quanto emerso dalle intercettazioni il gruppo aveva a disposizione alcuni ordigni, e l'obiettivo era proprio il fondatore del sodalizio criminale...

I mestrini della nuova Mala del Brenta volevano la testa di Felicetto Maniero
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Era il 2018 quando uno degli esponenti del gruppo dei mestrini della Mala del Brenta, Paolo Pattarello, uno dei promotori del progetto criminale della rinascita del sodalizio mafioso, fu intercettato mentre si lamentava con Loris Trabujo per aver perso le tre bombe con attivazione elettrica affidate a Salvatore Lodato (poi fermato a Peschiera dalla Polizia stradale) destinate, come ricostruito dagli inquirenti, al "traditore" Felice Maniero, e ai compari Paolo Tenderini e Alessandro Rizzi.

I mestrini della nuova Mala del Brenta volevano la testa di Felicetto Maniero

Una vendetta vera e propria, quella meditata e poi mai portata a compimento, per colpire il fondatore del sodalizio criminale, "faccia d'angelo", che aveva "cantato" e i iniziato a collaborare con la Giustizia. Insomma il primo obiettivo della rinata Mala del Brent era proprio il "Re" dell'organizzazione mafiosa, l'ex capo indiscusso della Mala, che grazie alle sue confessioni aveva evitato il carcere, facendo arrestare decine di sodali. Compreso lo stesso Pattarello. Cercavano una sanguinosa vendetta, insomma, con le bombe.

I vecchi mestrini avevano creato una rete di contatti anche nel bresciano, dove proprio Maniero aveva vissuto sotto falso nome. A salvare Felicetto fu un arresto per maltrattamenti nei confronti della compagna nel 2019. Dal canto suo l'ex boss non ha mai dichiarato di avere paura delle ritorsioni dei mestrini. "Non mi fanno paura", avrebbe dichiarato tramite il suo legale, e poi avrebbe preso le distanze dalla nuova organizzazione criminale.

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