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Femminicidio Cecchettin, processo d'appello a novembre per Turetta: la difesa vuole far cadere la premeditazione

La procura invece ha scelto di impugnare la sentenza, ritenendo che l’entità dei messaggi, circa 300 al giorno, e le 75 coltellate inflitte alla vittima costituiscano elementi che meritano una nuova e più severa valutazione

Femminicidio Cecchettin, processo d'appello a novembre per Turetta: la difesa vuole far cadere la premeditazione
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Anche i legali di Filippo Turetta hanno presentato ricorso in appello, chiedendo una revisione della sentenza di primo grado in particolare per far cadere l’aggravante della premeditazione, ritenuta determinante nel processo che lo ha visto condannato per il femminicidio di Giulia Cecchettin.

La difesa di Turetta presenta appello contro l'aggravante della premeditazione

Secondo la linea difensiva, rappresentata dagli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, l’imputato meriterebbe un ridimensionamento della pena e il riconoscimento delle attenuanti generiche. I legali sottolineano che, nonostante le iniziali reticenze e le bugie riferite sia al proprio avvocato che al pubblico ministero Andrea Petroni, Turetta avrebbe successivamente fornito elementi utili alla ricostruzione dei fatti, collaborando almeno in parte con le autorità.

Giulia Cecchettin

Nel frattempo, anche la procura ha scelto di impugnare la sentenza, ritenendo che l’entità dei messaggi, circa 300 al giorno, e le 75 coltellate inflitte alla vittima costituiscano elementi che meritano una nuova e più severa valutazione da parte della Corte d’Appello. L’intento del pubblico ministero è blindare la pena massima.

La famiglia di Giulia Cecchettin, costituitasi parte civile nel processo, continuerà a essere presente anche nella fase di appello. I loro legali, Stefano Tigani, Piero Coluccio e Nicodemo Gentile, hanno ribadito che Filippo Turetta aveva instaurato da tempo una forma di controllo ossessivo nei confronti di Giulia, perseguitandola per mesi e infierendo brutalmente su di lei. Una condotta che, secondo la parte civile, non può che configurare una piena premeditazione del delitto.