Il caso

Eurodeputato di Mira "cacciato" dal Consiglio d'Europa perché Veneto

E' accaduto ad Alvise Maniero del Movimento 5 Stelle

Eurodeputato di Mira "cacciato" dal Consiglio d'Europa perché Veneto
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Eurodeputato di Mira "cacciato" dal Consiglio d'Europa perché Veneto.

Maniero invitato a non prendere parte ai lavori

L'eurodeputato pentastellato Alvise Maniero è stato formalmente invitato a non prendere parte ai lavori del Consiglio d'Europa perché proveniente da una delle aree a rischio per il Coronavirus. E' la denuncia che il giovane eurodeputato ha affidato ai social.

"Questa mattina (ieri, giovedì 5 marzo, per chi legge) - racconta Maniero -  sono stato informalmente incoraggiato a valutare l’opportunità di non prendere parte ai lavori del Consiglio d’Europa per non inquietare i colleghi delle altre delegazioni perché vengo dal Veneto, una regione considerata ad alto rischio in relazione al coronavirus. Infatti il Parlamento francese, che oggi ospitava i lavori, ha deliberato di non consentire l’ingresso ai membri provenienti da non meglio definite zone ad alto rischio; il nostro ambasciatore ha protestato, io ho tenuto il punto perché dovevo garantire all’Italia di essere rappresentata al pari delle altre delegazioni e sono giunto a farmi revocare il visto d’ingresso al Parlamento francese. Poi, non potendo fare altro, ho deciso di tornare a casa".

"Quello che mi è successo lo capisco e lo metto nel conto del disordine generato dall’emergenza - aggiunge - ma è un fatto spiacevole, imbarazzante e anche piuttosto grave. Oggi il Parlamento italiano non è stato rappresentato e la nostra è l’unica delegazione il cui presidente non ha potuto prendere parte ai lavori. Ieri avevo partecipato ai lavori serenamente e nessuno mi aveva detto niente; se il problema era quello di trovarci insieme in spazi chiusi potevamo fare una videoconferenza, come fanno migliaia di aziende tutti i giorni".

"Tutto ciò è una follia dal punto di vista scientifico e razionale - ha concluso l'Eurodeputato - lo stesso Walter Ricciardi, membro dell’Executive Board dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e consigliere del nostro ministro della Salute, ha evidenziato il divario tra i test fatti in Italia e quelli non fatti in altri Paesi, oltretutto per una malattia che spesso è asintomatica, pauci sintomatica o con gli stessi sintomi dell’influenza. Il concetto è sempre quello: se non cerchi, non trovi. Questi comportamenti non hanno nulla di solidale verso ciò che sta succedendo in Europa e nel mondo. Non è così che si affronta una crisi".

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