ATTENTATORE SERIALE

Dopo Garlasco, il DNA potrebbe dare una svolta anche al caso Unabomber: perizia decisiva prorogata (ancora) a fine luglio

Attivo tra il 1994 e il 2006, in Veneto ha colpito nelle province di Venezia e di Treviso. Niente più possibilità di risarcimento per le vittime a causa della prescrizione

Dopo Garlasco, il DNA potrebbe dare una svolta anche al caso Unabomber: perizia decisiva prorogata (ancora) a fine luglio
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Non solo il delitto di Garlasco. C'è anche un'altra vicenda di cronaca che potrebbe ritornare d'attualità (e in tribunale) grazie a nuove tecnologie in grado di dare risposte inedite rispetto al passato.

Come per l'omicidio Chiara Poggi, anche nel caso Unabomber la chiave oggi è il DNA: andando ad analizzare tracce genetiche sui reperti raccolti in più di vent'anni di indagini (il bombarolo del Nord Est è rimasto attivo tra il 1994 e il 2006), la Procura di Trieste spera di riuscire a mettere in relazione col caso - o escludere - una delle undici persone sospettate, finite a vario titolo e in vari momenti nell'inchiesta, riaperta nel 2022.

Caso Unabomber: perizia decisiva prorogata a fine luglio

Attentato Unabomber

Per il 24 maggio 2025 era stata fissata la scadenza dell'ennesima proroga per la consegna della perizia relativa alle nuove analisi - su dieci reperti - disposte dal procuratore di Trieste Antonio De Nicolo (nel frattempo andato in pensione).

Lo studio legale dell'avvocato Maurizio Paniz (con sede a Belluno), che si occupa della difesa di Elvo Zornitta (il principale indagato, scagionato nel 2009, protagonista di un lungo calvario giudiziario e mediatico), ci ha confermato che i consulenti della Procura (Giampietro Lago, ex comandante del Ris di Parma, ed Elena Pilli, l'esperta del caso Yara Gambirasio) hanno chiesto una proroga che è stata concessa.

Elvo Zornitta

La perizia dovrebbe essere depositata entro il 22 luglio 2025: questa la nuova scadenza.

La consegna dovrebbe innescare a cascata la convocazione dell'incidente probatorio, in merito al quale c'è grande attesa: un'accelerata a questa inchiesta riaperta era stata data nel 2024 dal giornalista Marco Maisano, che esaminando l'archivio della procura di Trieste si era accorto che alcune prove potevano ancora recare tracce di DNA dell'attentatore, tracce che in passato non erano state analizzate, ma che con le tecnologie odierne potrebbero rivelare delle corrispondenze. Il DNA estratto dalle prove è stato confrontato con quello degli undici soggetti indagati: il responso, come per Garlasco, arriverà alla fine dell'incidente probatorio.

Niente più possibilità di risarcimento per le vittime a causa della prescrizione

Questo per quanto riguarda la verità giudiziaria. Invece, purtroppo, dato che i reati si prescrivono decorsi 20 anni, nessuna possibilità di risarcimento per le vittime, tranne (forse) una, un infermiere di Mestre, all’epoca 28enne, che fu ferito nell’ultimo attentato del 6 maggio 2006 a Porto Santa Margherita (Caorle), quando deflagrò un ordigno nascosto sotto il tappo di una bottiglia contenente un messaggio: il 6 maggio 2026 cadrà in prescrizione anche quel caso.

L'attentatore seriale noto come "Unabomber" ha operato nel Nord-Est Italia tra il 1994 e il 2006. Fra Veneto e Friuli Venezia Giulia ha colpito ben 31 volte, in 7 casi causando feriti, anche gravi.

La mappa degli attentati

In Veneto ha colpito nelle province di Venezia (Portogruaro , Bibione, San Stino di Livenza e Caorle) e di Treviso (Livenza, Fagagne della battaglia e Motta di Livenza, oltre al capoluogo stesso).

I suoi attentati hanno generato una profonda psicosi e un'atmosfera di terrore nel Nord-Est tra il 1994 e il 2006. I suoi ordigni, spesso rudimentali ma efficaci, erano camuffati in oggetti comuni come ovetti Kinder, tubetti di maionese o barattoli di Nutella, e venivano lasciati in luoghi frequentati da persone, come spiagge, supermercati, cimiteri e luoghi pubblici.

Giornale dell'epoca

Tutto questo ha diffuso un senso di vulnerabilità e incertezza e la paura era amplificata dall'assenza di rivendicazioni o di un chiaro movente. Le ferite fisiche, spesso gravi e permanenti (come mutilazioni), unita all'impatto psicologico di vivere con la costante minaccia, hanno lasciato un segno profondo nella popolazione colpita.

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