Detenuto 41enne si toglie la vita nel carcere di Santa Maria Maggiore: è il 79° caso in Italia da inizio 2024
UILPA Polizia Penitenziaria: "Servono riforme strutturali: urgono provvedimenti deflattivi della densità detentiva"
Una tragica vicenda è avvenuta martedì pomeriggio, 5 novembre 2024, all'interno del carcere Santa Maria Maggiore di Venezia.
Detenuto si toglie la vita in carcere a Venezia
Un detenuto 41enne, infatti, in carcere a Venezia con l’accusa di rapina e resistenza a pubblico ufficiale, si è tolto la vita all'interno dell'istituto penitenziario. Dalle prime informazioni, è emerso che il 41enne avrebbe dovuto trascorrere ancora pochi mesi in cella, dato che il prossimo febbraio 2025 era fissata la sua scarcerazione provvisoria.
Quello avvenuto a Santa Maria Maggiore riguarda il 79esimo suicidio tra i detenuti dall’inizio del 2024. A loro si aggiungono anche sette rappresentanti del Corpo di polizia penitenziaria che hanno compiuto lo stesso gesto, evidenziando una drammatica spirale di sofferenza e abbandono.
"Bisogna intervenire sulla densità detentiva"
Gennarino De Fazio, segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria, ha voluto commentare la vicenda del carcere di Venezia, sottolineando le gravi carenze strutturali e di personale:
"A Venezia si contano 270 detenuti a fronte di una capienza di 159 posti, gestiti da 147 operatori di Polizia penitenziaria, quando ne servirebbero almeno 240. Del resto, con 62.110 reclusi presenti a livello nazionale a fronte di meno di 47mila posti disponibili, sono ben oltre 15mila i detenuti in sovrannumero, cui fa da contraltare una penuria di agenti per oltre 18mila unità.
A ciò si aggiungano 3mila aggressioni alla Polizia penitenziaria, turni di servizio e carichi di lavoro massacranti e si ha la rappresentazione plastica di quanto le carceri versino in condizioni disastrose e non dignitose per un paese che voglia dirsi civile.
Urgono provvedimenti deflattivi della densità detentiva, vanno tangibilmente potenziati gli organici della Polizia penitenziaria, necessita garantire l’assistenza sanitaria e psichiatrica, vanno avviate riforme strutturali per reingegnerizzare l’intero apparato d’esecuzione penale e, particolarmente, quello inframurario".