Comuni in crisi, il rapporto 2020 di Ca' Foscari: fenomeno in crescita in 81 realtà locali
Pubblicato da Castelvecchi il report curato da Marcello Degni con i dati su dissesti e riequilibri dei comuni presentato nella sede del MEF
Ecco i dati del Rapporto Ca' Foscari 2020 riferiti all'anno 2019.
Il terzo rapporto di Ca' Foscari
E’ stato presentato venerdì scorso, 23 ottobre 2020, in videoconferenza con il Presidente della Camera Roberto Fico e alla presenza di Laura Castelli, Vice Ministro dell'Economia e delle Finanze, con un contributo video della Ministra della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone, e gli interventi di Michele de Pascale, Presidente UPI e di Achille Variati, Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno, il terzo Rapporto Ca’ Foscari sui comuni italiani che si conferma come fondamentale contributo informativo e di riflessione sulle condizioni di gestione delle criticità finanziarie locali in un quadro d’insieme.
Il team dell’Università Ca’ Foscari Venezia, con Stefano Campostrini, Direttore del Centro Governance & Social Innovation e Marcello Degni, Consigliere della Corte dei Conti e Direttore del Master in Pubblica Amministrazione, grazie a collaborazioni e confronti con istituzioni e stakeholder (Ministero dell’Interno, Ministero dell’Economia e Finanza, ANCI - IFEL, Legautonomie, Corte dei Conti e intermediari finanziari) ha preso in esame i principali aspetti di questa vicenda. Il Rapporto di quest’anno fotografa una situazione difficile ed un fenomeno in crescita che evidenzia la necessità di un intervento del legislatore.
I numeri
Nel corso dell’anno, infatti, si registra una forte criticità finanziaria dichiarata in 81 comuni (34 hanno deliberato il dissesto e 47 hanno richiesto l’attivazione della procedura di riequilibrio, revocata in 4 casi), per complessivi 1.109.159 abitanti, 6 comuni in più del 2018. Le procedure attivate nell’anno sono 86 perché in 5 comuni all’attivazione della procedura di riequilibrio è seguita la deliberazione del dissesto. Lo squilibrio totale registrato ammonta a oltre 1 miliardo di euro (1.161 milioni) per una quota annuale media di 101 milioni.
I comuni che hanno avviato le procedure di dissesto e pre-dissesto sono concentrati in alcune parti del territorio (Campania, Calabria, Sicilia) ma non mancano casi eclatanti anche al Nord, come Alessandria. Una situazione che si stima riguardi almeno il 10% dei comuni. Anche le dimensioni del comune giocano un ruolo importante, portandosi dietro una maggiore complessità, ed ecco dunque comuni che manifestano criticità come Brindisi, Cosenza e Avellino nel 2019, Sesto San Giovanni, Imperia, Terni, Caserta, Andrai, Lecce, Catania, nel 2017 Benevento. Partendo dall’analisi di tutta la documentazione relativa alla criticità finanziaria dei comuni (documentazione informatizzata e caricata su una banca dati, oggi disponibile in rete http://www.cafoscari.eu/studi/public/elen_info.php) vengono proposte diverse riflessioni, partendo da un confronto europeo, affrontando i temi dell’innovazione sociale e della nuova governance territoriale come strumento per il progresso degli enti locali. Nel report si toccano poi diversi aspetti dei servizi che i comuni sono chiamati a svolgere: dalla gestione dei rifiuti alla regolazione dei servizi per l’infanzia e il trasporto scolastico.
Nessuna procedura avviata dai comuni veneti
I comuni Veneti non risultano avere ricorso ad alcuna procedura di criticità finanziaria (zero dissesti negli ultimi 5 anni contro, ad esempio, i 2 del Piemonte e Lombardia; zero procedure di riequilibrio contro le 9 di Piemonte e 25 della Lombardia negli ultimi 8 anni). Questo non significa che non sussistano difficoltà. Il personale in rapporto agli abitanti è, ad esempio, trai più bassi del Paese (con 5 ogni 1000 abitanti si è sotto di una unità di personale contro la media del Paese); l’offerta di servizi per l’infanzia è buona, ma non ai primi posti (con 28 posti offerti ai bambini in età inferiore ai tre anni ogni 100 bambini il Veneto è sopra alla media italiana – 25 – ma dietro a molte regioni quali Umbria con 41 o Emilia Romagna con 38 su 100). Tutti i comuni italiani, pur essendo il front office dello Stato (come dimostrato anche nelle attuali emergenze) soffrono di tagli ricevuti in forma molto maggiore rispetto alle altre amministrazioni e di una poca attenzione avuta negli ultimi anni con una tendenza che solo molto recentemente sembra invertirsi.
Non va dimenticata la congiuntura nella quale l’uscita di questo rapporto si colloca. L’esplosione in Europa di un’epidemia devastante come quella del Covid-19 fornisce una nuova chiave di lettura dei diversi modelli di comune e ci porta a domande come: quale ruolo può ricoprire l’istituzione più vicina al popolo nella risposta a un evento così dirompente, amplificato dalla globalizzazione? Di fronte al fallimento del mercato si analizzano le diverse forme di comune, luogo della reciprocità e della redistribuzione, e i modelli di governance delle politiche locali. Nel precedente Rapporto si era evidenziato come l’istituto del dissesto (e pre-dissesto) come normato nel titolo VIII del TUEL avesse mostrato limiti consistenti, esponendo ai disagi conseguenti una porzione consistente della popolazione italiana.
"Rivedere radicalmente l'impianto normativo"
A fronte della non trascurabile entità degli enti locali coinvolti, anche nel passato recente, in situazioni di grave criticità finanziaria, oltre ad auspicabili interventi ulteriori per l’intero comparto, "si ravvisa l’opportunità di rivedere radicalmente l’impianto normativo esistente potenziando la formazione, l’affiancamento e l’assistenza tecnica, che, assieme a iniezioni di nuovo personale giovane e preparato, sono le chiavi essenziale per il risanamento e la tutela del bene pubblico bilancio". La parte finale del Rapporto illustra, dunque il frutto del lavoro di ricerca e dei diversi confronti pubblici e seminariali. Proposta fatta propria dal Ministero dell’Economia e Finanze che, sotto l’impulso del viceministro Laura Castelli, ha promosso un tavolo tecnico con Ministero dell’Interno e Corte dei Conti per realizzare una riforma del Titolo VIII, di cui si auspica al più presto la ripresa dei lavori, dopo lo stop forzato della scorsa primavera.
La proposta presentata riassume le due attuali procedure (dissesto e riequilibrio) in una unitaria, a più stadi concatenati, supportata da una robusta attività di monitoraggio annuale e incardinata nel ciclo di bilancio. L’obiettivo è di dare soluzione alla criticità in tempi certi e compatibili con la durata del mandato, garantendo una chiara compresenza di un controllo penetrante della Corte dei Conti e di un affiancamento operativo dell’ente attraverso un Tavolo costituito ad hoc.
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