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Chinatown di Mestre chiusa per Coronavirus - FOTO

Diversi casi di serrande abbassate spontaneamente nei giorni più critici dell'epidemia. Soprattutto bar e negozi di parrucchiere.

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Una forma di quarantena auto imposta. Diversi in Veneto gli esempi di attività commerciali gestite da cinesi che hanno scelto liberamente di chiudere.

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Una forma di quarantena auto imposta. Sono diversi in Veneto gli esempi di attività commerciali gestite da cinesi che, nel picco massimo di diffusione del Coronavirus, hanno scelto liberamente di chiudere per alcuni giorni attendendo tempi migliori. Anche e soprattutto a Mestre.

Un misto di buon senso e paura

Emblematico su tutti l’esempio di Mestre, dove la comunità della chinatown di via Piave ha sostanzialmente chiuso “per Coronavirus”, abbassando praticamente tutte le serrande.

“Per dare un contributo alla comunità e ridurre al minimo i rischi di malattie virali – si leggeva solo pochi giorni fa in alcuni cartelli collocati sulle vetrine dei negozi – abbiamo deciso di sospendere momentaneamente l’attività”.

Un esempio di buon senso da un lato, ma che fa capire anche il clima difficile respirato da tanti cinesi al momento del diffondersi dell’epidemia. Diversi infatti gli episodi di intolleranza verificatisi ai danni di incolpevoli cittadini, anche purtroppo nella nostra regione. Non ultimo l’assurdo caso di Vicenza.

Casi anche a Treviso

Anche il capoluogo della Marca ha visto serrande abbassate da parte di titolari cinesi nei giorni scorsi: bar e negozi di parrucchiere su tutti (vedi foto). Ora si spera che presto, magari già dal prossimo lunedì, la situazione possa tornare alla normalità. Come auspicato anche da Luigi Calesso nel suo accorato appello: “Riapriamo Treviso“.

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