INCHIESTA PALUDE

Brugnaro scatta dopo la richiesta di rinvio a giudizio: "Non hanno nulla, testimoni inattendibili"

Il sindaco di Venezia reagisce e attacca la Procura

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Brugnaro scatta dopo la richiesta di rinvio a giudizio: "Non hanno nulla, testimoni inattendibili"
Brugnaro scatta dopo la richiesta di rinvio a giudizio: "Non hanno nulla, testimoni inattendibili"

La Procura di Venezia ha chiesto il rinvio a giudizio per 34 indagati, tra cui il sindaco Luigi Brugnaro, nell’ambito dell’inchiesta "Palude", che ruota attorno alla controversa vicenda urbanistica delle aree Pili e Papadopoli, alle porte della laguna. I pubblici ministeri Roberto Terzo e Federica Baccaglini hanno confermato integralmente l’impianto accusatorio costruito dopo il blitz della Guardia di Finanza del luglio 2024.

Brugnaro scatta dopo la richiesta di rinvio a giudizio

"Ci voleva tanto coraggio per dire, dopo anni d'inchiesta, “non abbiamo trovato niente”, perché di questo si tratta. Sono fiducioso nella magistratura, ma non auguro a nessuno quello che è successo a me".

Così Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, ha reagito alla notizia della richiesta di rinvio a giudizio per lui e altri 33 indagati nell’ambito dell’inchiesta Pili–Papadopoli, che lo vede coinvolto per presunti reati di tentata corruzione e mala gestione della cosa pubblica.

 

Brugnaro ha ribadito di non avere alcuna intenzione di dimettersi:

"Resto a disposizione, so di avere il cuore limpido e pulito e continuerò a fare il mio lavoro. Ho avuto un mandato importante dai miei elettori, ho fatto delle promesse e voglio finire il lavoro che ho iniziato".

Le accuse confermate: aumento di cubature e consulenze sospette

Secondo la ricostruzione della Procura, l’inchiesta riguarda la compravendita dell’area dei Pili, una zona paludosa e inquinata all’ingresso di Venezia, acquistata nel 2006 da Brugnaro – allora imprenditore – all’asta del Demanio. I pm sostengono che, una volta divenuto sindaco, Brugnaro e alcuni collaboratori abbiano favorito la vendita del terreno all’imprenditore di Singapore Chiat Kwong Ching, promettendo aumenti di cubatura e una serie di vantaggi urbanistici.

Contestualmente, l’ex assessore Renato Boraso avrebbe incassato una tangente mascherata da consulenza tramite una società riconducibile a Claudio Vanin, inizialmente coinvolto nel progetto e poi diventato collaboratore della giustizia. La sua posizione è stata stralciata.

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