I familiari chiedono risposte

Anziano operato a Mirano per una micro frattura, in pochi giorni muore di Covid

L’anziano, operato a Mirano e spirato a Dolo il 31 gennaio, potrebbe essere rimasto contagiato all’interno della struttura ospedaliera. Non aveva patologie.

Anziano operato a Mirano per una micro frattura, in pochi giorni muore di Covid
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E’ entrato in ospedale per una semplice micro-frattura, è stato operato nel nosocomio di Mirano, e dopo neanche due settimane è morto di Covid.

Anziano operato a Mirano per una micro frattura

I figli di un 98enne di Camponogara si sono rivolti a Studio3A per fare piena luce sul decesso del loro genitore, avvenuto il 31 gennaio 2021 all’ospedale di Dolo, in primis per capire se il contagio fatale sia avvenuto all’interno della struttura ospedaliera.

Il destino di A. G., che prima era in gran forma, viene probabilmente segnato, il 18 gennaio 2021, da un banale incidente domestico: l’anziano camminando mette male il piede per terra, non cade nemmeno, ma inizia ad avvertire dolori sempre più forti tanto che l’indomani i suoi familiari, sentito il medico di famiglia, chiamano il 118 e il paziente viene trasportato in ambulanza al pronto soccorso di Dolo.

Qui, da prassi, devono effettuargli il tampone, evidentemente negativo, lo sottopongono ai vari accertamenti, gli riscontrano una micro-frattura al femore e lo trasferiscono nel reparto di Ortopedia dell’ospedale di Mirano per essere operato. L’intervento riesce perfettamente, i medici rassicurano i suoi congiunti: A. G. è una persona sana, nonostante la sua ragguardevole età di 98 anni, che avrebbe compiuto di lì a pochi giorni, il 28 gennaio, è perfettamente in grado di affrontare un’operazione e il suo decorso, sarebbe tornato a camminare come e meglio di prima. Infatti, ventiquattr’ore dopo essere uscito dalla sala operatoria, ha già iniziato a effettuare la fisioterapia.

Positivo al Covid

Ma la sera del 25 gennaio i figli, che non possono assistere fisicamente il papà per via della pandemia ma che sentono quotidianamente il reparto per telefono per informarsi delle sue condizioni e che hanno anche potuto scambiare con lui un paio di videochiamate, vengono contattati dai sanitari i quali riferiscono loro che il genitore è risultato positivo al Covid-19 e che deve essere subito trasferito a Dolo nell’apposito reparto. All’inizio l’anziano è asintomatico, almeno a quanto viene detto ai congiunti, gli somministrano solo un po’ di ossigeno per via dell’età, ma non viene intubato né gli applicano il casco, e per 2-3 giorni le sue condizioni restano stabili, ma all’improvviso la situazione precipita e il 31 gennaio, alle 23, dal Covid di Dolo arriva la tragica telefonata: A. G. è deceduto.

Per i figli è un duro colpo, il dolore è tanto, ma poi con l’andare dei giorni subentrano anche molte domande, a cominciare da quella più spontanea e cruciale: il virus è stato contratto all’ospedale? E se sì, come lascerebbe pensare l’iniziale tampone negativo, com’è possibile prendere il Coronavirus all’interno di un ospedale pubblico dove le misure di sicurezza anti-contagio dovrebbero essere massime e totali? Di qui la loro decisione di andare fino in fondo e rivolgersi, attraverso il responsabile della sede di Dolo, Riccardo Vizzi, a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che purtroppo segue numerosi casi simili e che si è subito attivato per acquisire tutta la documentazione clinica, per poi vagliarla con i propri esperti e decidere eventuali azioni nei confronti dell’Azienda Sanitaria.

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