La tragedia a Venezia

Anna Chiti morta a 17 anni sul catamarano, poteva essere salvata se il motore fosse stato spento

Secondo il consulente della Procura, il comandante avrebbe potuto vedere la ragazza e intervenire spegnendo il motore o modificando la manovra

Anna Chiti morta a 17 anni sul catamarano, poteva essere salvata se il motore fosse stato spento

Il comandante del catamarano Calita avrebbe avuto piena visibilità durante le manovre e avrebbe potuto accorgersi dei movimenti di Anna Chiti, la 17enne che il 17 maggio 2025 è caduta in acqua e ha perso la vita nella darsena di Sant’Elena a Venezia. Lo evidenzia la relazione del consulente tecnico della Procura, depositata nei giorni scorsi dal sostituto procuratore Giovanni Gasparini.

L’incarico era stato affidato il 9 luglio all’ingegnere Nicolò Reggio di Genova, affiancato dai consulenti di parte. Il quesito riguardava la ricostruzione della dinamica dell’incidente e l’eventuale violazione delle norme di sicurezza che potessero avere un nesso con la tragedia, attribuibili all’indagato o ad altri soggetti.

Anna Chiti morta a 17 anni, poteva essere salvata se il motore fosse stato spento

Anna Chiti, 17 anni, frequentava il quarto anno dell’Istituto nautico Venier con il sogno di diventare capitano di lungo corso. Quel pomeriggio era alla sua prima uscita sul catamarano, noleggiato da una dozzina di turisti, con il compito di aiutare nella comunicazione in inglese e fornire spiegazioni durante il giro.

Anna Chiti

Intorno alle 18.30, mentre lo skipper 35enne Andrea Ravagnin (indagato dalla Procura per omicidio colposo) si apprestava ad avvicinare la barca al molo galleggiante di Marina Santelena, Anna teneva in mano la cima d’ormeggio. Improvvisamente è caduta in acqua: la cima si è avvolta attorno a una sua gamba e si è impigliata nell’elica della barca in retromarcia. Nel tentativo di risalire, Anna è stata nuovamente risucchiata sott’acqua, morendo annegata, come confermato dall’autopsia. Ravagnin si tuffò per salvarla, senza riuscirvi.

Secondo il consulente della Procura, il comandante avrebbe potuto vedere la ragazza e intervenire spegnendo il motore o modificando la manovra. Avrebbe inoltre potuto impedirle di avvolgersi la cima attorno al braccio o di posizionarsi sulla piattaforma di poppa, più bassa e sicura rispetto alla coperta. Sul fronte delle norme antinfortunistiche, invece, non sarebbero emerse violazioni specifiche applicabili al caso.