Nel corso di un controllo ordinario nel contrasto al lavoro sommerso, in una azienda con vari punti vendita nel Nord Italia, specializzati nell’oggettistica per adulti – attività altrimenti detta Sexy shop – le Fiamme Gialle della Tenenza di Caorle si sono imbattute in documentazione dell’ultimo quinquennio dalla quale risultavano 28 lavoratori impiegati in nero e 24 irregolari.

Verifiche e colloqui
Non essendosi l’attività ispettiva limitata ai soli aspetti cartolari, ma essendo stata svolta anche con interviste al personale, dai colloqui sono emerse irregolarità che vanno dalla omessa comunicazione ai Centro per l’impiego, l’impiego continuo in ore straordinarie per i lavoratori con contratto e l’ordinarietà del pagamento in contanti degli emolumenti.
Gli addebiti contestati
A verbale sono così finite 52 posizioni lavorative da regolarizzare e 280 pagamenti non tracciabili che hanno portato il conteggio totale delle sanzioni a 580mila euro.
Poiché peraltro, il personale non regolare era in misura superiore al 10% di quello impiegato nell’insieme, la Guardia di Finanza ha proposto all’Ispettorato del Lavoro la sospensione dell’attività di che trattasi.
Poteva andare peggio
Retroattività del controllo – Stanti i termini generali di decadenza per gli accertamenti delle Imposte, l’attività ispettiva, tesa a garantire trasparenza, equità e correttezza nel mercato del lavoro non poteva essere ulteriormente retroattiva dato che, in presenza delle dichiarazioni dei redditi, ai sensi delle norme in vigore, gli avvisi di accertamento devono essere notificati, a pena di decadenza entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione.
Tracciabilità dei pagamenti – Dal 1° luglio 2018, le norme sull’uso del contante, consentono il pagamento di stipendi ed altri emolumenti solo tramite modalità tracciabili quali bonifico bancario, assegno, o strumenti elettronici. L’obiettivo è proprio quello di contrastare il lavoro nero e assicurare trasparenza. Le sanzioni per il mancato rispetto di questo obbligo vanno da 1.000 a 5.000 euro per il datore di lavoro.
Norme sul lavoro – Molte e stringenti sono le anche norme in materia di lavoro sulle quali non possiamo qui dilungarci, e che sono state evidentemente disattese dall’azienda che ora, come detto, si trova in odore di sospensione.