Uno studio rivela: zanzare e malaria proteggerebbero dal Covid
Una affidabile ricerca scientifica pubblicata sulla prestigiosa rivista "Frontiers" dimostra questa singolare relazione.
Chi è immune alla malaria non prende il Covid; chi ha sviluppato anticorpi per la malaria più difficilmente si ammala di Covid; in luoghi dove la malaria è più diffusa si osserva una minor incidenza dei contagi da Covid. Sono queste le evidenze scientifiche più riscontrabili dall’analisi dei dati. Lo ha messo nero su bianco, sulla prestigiosa rivista “Frontiers” un team di ricerca tutto piemontese: le varianti genetiche in grado di proteggere dalla malaria proteggono anche all’infezione del famigerato Sars-Cov-2 (altrimenti detto volgarmente coronavirus).
Le zanzare e i territori “Covid-free”
Di più, azzardando un parallelo geografico: dove la malaria è potenzialmente più diffusa (dove ci sono condizioni climatiche che favoriscono il proliferare delle zanzare) lo è meno il Covid. Ad esempio c’è una parte del territorio del Veneto e dell’Emilia-Romagna che sembra “resistere” più di altre al contagio di Covid e che per questo, a emergenza superata, si candida a diventare oggetto di più approfonditi studi scientifici. Si tratta della porzione della provincia di Ferrara dove attualmente la diffusione del coronavirus e il tasso di contagi risultano non assenti ma di molto inferiori al resto della regione: le famose Valli di Comacchio, dove numerosissime e resistenti zanzare infastidiscono i residenti da secoli. Talassemia, malaria e anemia mediterranea sono le parole d’ordine sul banco degli scienziati che stanno approfondendo l’interessante tematica.
Ospedale Molinette all’avanguardia
Lo studio pubblicato dal team dell’Istituto Italiano di Tecnologi e dell’Ospedale Molinette della Città della Salute di Torino con l’Istituto Giannina Gaslini di Genova mette in luce una relazione genetica tra Covid-19 e malaria. Il lavoro ipotizza una correlazione inversa di alcune varianti in geni associati all’insorgenza della malaria con la diffusione del Covid, suggerendo che tali varianti proteggono dall’infezione del coronavirus. In sintesi è stato evidenziato come nelle zone che in passato sono state colpite dalla malaria, l’incidenza del Covid è stata molto inferiore.
Così il ricercatore Antonio Amoroso:
“Malaria e Covid sono malattie diverse, ma entrambe dovute a infezioni: la prima causata da un plasmodio, la seconda da un virus ormai molto conosciuto. La convivenza, invece, tra plasmodio e l’uomo dura da molto più tempo, almeno da 50.000 anni nei territori del mondo dov’è presente la zanzara. In Italia la malaria è ormai scomparsa, ma fino agli anni ’50 del secolo scorso era endemica in molte zone costiere del sud Italia e delle Isole, come pure in zone paludose, come quelle alla foce del Po”.
I diversi contagi fra Nord e Sud
Dunque i geni che sono in grado di proteggere la popolazione dall’infezione malarica possano fornire una forma di protezione anche per l’infezione da coronavirus. L’idea di approfondire il legame tra Covid e malaria è venuta osservando la frequenza con ampie oscillazioni tra regioni del Nord e quelle meridionali, dove il contagio era quasi dimezzato. All’inizio del secolo scorso ogni 100.000 soggetti ne morivano per malaria 73 in Sardegna, 24 in Sicilia e 32 in Calabria, mentre nessuno in Lombardia o in Piemonte. Le Province del delta del Po erano anch’esse flagellate dalla malaria, con mortalità all’inizio del secolo scorso analoghe alle regioni del Sud. Quindi, il patrimonio genetico creato dalle epidemie di malaria ha per così dire “aiutato” oggi a proteggere quelle popolazioni dal Covid.
Così Manlio Tolomeo e Andrea Cavalli, due dei ricercatori con ruolo di guida all’interno del team:
“Sappiamo molto bene come la convivenza con la malaria abbia selezionato alcune caratteristiche genetiche che consentivano di resistere meglio all’infezione e che avvantaggiavano di conseguenza gli individui che le possedevano. L’ipotesi che abbiamo avanzato è stata dunque che alcune delle caratteristiche genetiche che erano state selezionate per essere vantaggiose per l’infezione malarica potessero anche aiutare nel combattere meglio il coronavirus. Per dimostrare questa ipotesi ci siamo avvalsi dei dati già disponibili dalla comunità scientifica, sia in relazione alle varianti genetiche di protezione alla malaria sia relative alle caratteristiche del genoma di un migliaio di individui sani”.
Questo importante studio sulla malaria contribuisce quindi ad approfondire la relazione tra genetica e suscettibilità al Covid e fornisce un solido approccio metodologico che potrà essere applicato per studi futuri direttamente sul Dnd di pazienti.