A Venezia

Sovraffollamento carceri, a Santa Maria Maggiore ci sono oltre 100 detenuti in più rispetto ai limiti

L'avvocato Foffano: "Uno scenario degradante". Nel 2024 anche tre suicidi all'interno degli istituti penitenziari veneziani

Sovraffollamento carceri, a Santa Maria Maggiore ci sono oltre 100 detenuti in più rispetto ai limiti
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Il 2024 si chiude con un bilancio complesso per le carceri del Veneto, dove problemi strutturali e sociali si intrecciano a esperienze di resilienza e tentativi di riforma. A fare il punto è l'Avvocato Marco Foffano, con 12 anni di esperienza nel volontariato e garante dei detenuti di Venezia in uscita. Dopo due anni di mandato, interrotto prima della naturale scadenza, Foffano lascia una testimonianza chiara: il sovraffollamento resta il problema principale nei carceri (in copertina: il carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia).

I numeri nel Veneziano

A Santa Maria Maggiore, principale istituto penitenziario di Venezia, i numeri parlano da soli: 262 detenuti a fronte di una capienza di 159.

Meno grave è, invece, la situazione al carcere della Giudecca, che presenta 97 detenute rispetto a una disponibilità di 113 posti. Ma l’età avanzata delle strutture rende le condizioni comunque difficili.

"Alcune camere di pernottamento, celle, ospitano assiepate 10 detenute, cioè 10 letti, uno accanto all’altro. E questo è oggettivamente degradante", sottolinea Foffano, in un'intervista al TGR.

La disperazione porta ai suicidi

Nel corso del 2024 si sono registrati tre suicidi nelle carceri veneziane, tutti tra detenuti maschi. Un dato drammatico, che pone interrogativi sulla gestione delle fasi di fine pena.

"Questo ci fa capire come la disperazione porti a volte a gesti così estremi", continua l'Avvocato. "Se una persona in uscita non sa dove andare, per esempio in questa stagione, cosa fa?"

Il problema, secondo Foffano, è la mancanza di una rete di alloggi protetti, una lacuna che le istituzioni non hanno ancora colmato. E, nonostante le difficoltà, Foffano ricorda un momento di grande impatto simbolico per i detenuti: l’apertura della Porta Santa a Rebibbia per il Giubileo della Speranza.

"E' un gesto epocale. E' un gesto che si rivolge certamente alle coscienze dei detenuti. Ma si rivolge alle coscienze di chi ha il governo delle realtà penitenziarie", afferma.

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