"Regno del bunga bunga": parroco contro l'assoluzione di Berlusconi
Altro che Travaglio... Il vero nemico di Silvio Berlusconi è il prete di Chirignago
Religione e politica. Politica e religione. Due sfere, due mondi, che spesso si sovrappongono, si intrecciano, si mischiano, se non altro perché in fin dei conti, se ci pensiamo bene, trattano un po' lo stesso "argomento". L'uomo e la società. Ma cosa succede se queste due dimensioni, la politica da un lato e la religione dall'altro, piuttosto che incontrarsi si scontrano? Beh, sale su un polverone che la metà basterebbe... Anzi: lo si potrebbe pure definire una vera e propria bufera.
"Regno del bunga bunga": parroco contro l'assoluzione di Berlusconi
Lo sanno bene i fedeli di Chirignago e la loro guida spirituale, don Roberto Trevisol, 73 anni, fratello di don Armando, quello conosciutissimo per il suo impegno nella realizzazione di strutture assistenziali per anziani e persone in stato di fragilità economica. Lo sanno bene per un unico motivo: si sono trovati proprio all'interno di un ciclone mediatico.
Colpevole una velina, un editoriale, un commento, che dir si voglia, pubblicato sul giornalino della parrocchia. Nella riflessione il parroco 73enne ha messo nel mirino niente meno che Silvio Berlusconi e la sua assoluzione nel processo "Ruby ter". E non ha usato mezzi termini, non l'ha "toccata piano" come si dice in questi casi. Ma andiamo per gradi...
"La Legge è uguale per tutti?"
Nell'incipit della riflessione il parroco mette un po' le mani avanti, dice di non volerla buttarla in politica, affermando di voler semplicemente ragionare "liberi da scelte elettorali o di partito". Ma poi ci va giù pesante.
"Mi pare che sia incredibile che per arrivare ad una sentenza definitiva nella nostra amata Italia, patria del diritto, si debbano attendere ben undici anni. E questa è una prima cosa. In secundis: in ogni aula di tribunale c’è scritto che la legge è uguale per tutti. Forse la legge lo è ma non lo sono le tasche dei cittadini. Un poveraccio, seppur innocente, non avrebbe avuto tante risorse per pagarsi tanti avvocati per tanti anni".
Ma poi il discorso si fa più mirato...
"Ma, terza cosa, sia distinto il verdetto legale dal verdetto morale: quale esempio ha dato, non solo ai giovani, ma a tutti i cittadini italiani, un primo ministro, un presidente di partito che si circondava di ragazze come se avesse avuto un arem, (e questo lo sanno anche le pietre) ottenendone le grazie non perché giovane, bello, affascinante, ma per via delle sue infinite possibilità economiche?".
E alla fine arriva la "stoccata"
Don Trevisiol non ha paura di esprimere la propria visione sull'accaduto e offre una sua riflessione. Uno spunto, che trae evidentemente origine dal ruolo di "educatore" che caratterizza la sua missione pastorale.
"E’ questo quello che vogliamo insegnare a chi si affaccia alla vita, a chi comincia a sperimentare l’amore? C’è un comandamento che dice: Non nominare il mio nome invano. E troppe volte il nome di Dio, o della religione cristiana è stato pronunciato in un contesto morale che con Dio e con Gesù Cristo non avevano e non hanno nulla a che fare. Questi signori difendevano la società cristiana o il regno del bunga bunga? Che desolazione".
Come andrà a finire? Impossibile a dirsi. Di certo per qualcuno queste parole devono essere state considerate come un vero e proprio "affronto". E ci ritorna in mente la storica rivalità tra Silvio Berlusconi e Marco Travaglio... Che sia diventato don Roberto il nuovo acerrimo "nemico" del leader di Forza Italia?