Prima eroi in corsia, oggi "maltrattati": l'odissea di medici e infermieri alle prese con pazienti sempre più violenti
A rendere particolarmente critici i rapporti tra le parti sono i tempi di attesa soprattutto al Pronto soccorso: per i non gravi almeno 3 ore e mezza prima di essere visitati...
Emergenza negli ospedali. No, non per il Covid. Ma per una miscela esplosiva che rende i nosocomi cittadini veneti delle "polveriere": da un lato la mancanza di personale, dall'altro l'inciviltà di molti pazienti. Il risultato? Spesso e volentieri medici e infermieri vengono presi di mira, aggrediti, minacciati... E così i tempi di attesa si allungano. Un codice bianco al Pronto soccorso può attendere in media dalle 3 alle 8 ore prima di essere visitato.
Prima eroi in corsia, oggi "maltrattati": l'odissea di medici e infermieri alle prese con pazienti sempre più violenti
"I conflitti con gli utenti sono frequenti". Non ci gira intorno con le parole il primario del Pronto soccorso dell'ospedale dell'Angelo di Mestre, Mara Rosada, per definire un quadro che si fa, di giorno in giorno, sempre più preoccupante. "Cerchiamo sempre di far capire - ha continuato - che nulla giustifica l'uso della violenza. E nemmeno delle minacce, come è successo di recente. Non esiste proprio. E non si tratta di pazienti psichiatrici, ma di persone talmente insofferenti che si superano tutti i limiti. Siamo a disagio".
Il primo problema della medicina d'emergenza è la mancanza cronica di personale. Ma seguito, questo, da una seconda criticità: la mancanza di civiltà da parte degli utenti. Un mix, come ben si può immaginare, che produce effetti anche drammatici. E le ricadute, poi per tutti gli altri, di queste dinamiche, sono i rallentamenti dei servizi. Oltre a caricare di inutili stress il personale, già stremato per la lunga emergenza Covid.
Nei Pronto soccorso del Veneto, il tempo d'attesa medio per un paziente non grave è di tre ore e mezza. Almeno. Ma i picchi di lentezza raggiungono anche le otto ore. Gli ultimi concorsi per assumere medici sono andati deserti. Servono incentivi economici maggiori, a quanto pare. E nel frattempo si pensa a sopperire con più specializzandi e dando più potere di iniziativa agli infermieri. Si regge l'urto solo grazie al grande cuore, alla dedizione e alla correttezza di chi lavora nelle strutture. E anche della maggior parte dei malati.