Mezzo miliardo per finire il Mose, ma le imprese sono a "secco" di denaro e rischiano il fallimento
Sono stati sbloccati i fondi per terminare l'opera. Soldi che Venezia attendeva da due anni. Ora però si deve ragionare sui prestiti per le ditte creditrici.
Una marea di denaro in arrivo per completare i lavori del Mose. Un'ottima notizia, certo, ma che non risolve la questione spinosa delle ditte creditrici, ora a secco di liquidità, che se non avranno a disposizione dei prestiti non potranno azionare le macchine per rimettersi in moto.
Mezzo miliardo per finire il Mose, ma le imprese sono a "secco" di denaro
I soldi per finire il Mose, quella piccola parte mancante pari al 5 per cento delle opere, ci sono: sono infatti in arrivo oltre 538 milioni di euro, sbloccati ieri, mercoledì 9 giugno 2021, al Cipess, il comitato per la programmazione economica. Soldi, per essere precisi nella ricostruzione della vicenda, che la città attende da almeno due anni, e che oggi possono davvero arrivare grazie ai risparmi prodotti dai minori oneri finanziari sui mutui accesi per la realizzazione dell'opera.
Una buona notizia, dunque, che dà speranza alle istituzioni, ma che purtroppo non risolve la questione più spinosa di tutto l'affaire Mose. Nessuno, infatti, oggi mette in dubbio l'utilità della struttura per difendere la fragilità di Venezia, ma quello che resta un punto interrogativo è il nodo delle ditte creditrici: I soldi, infatti, serviranno solo per i lavori, non per pagare i debiti che ha il consorzio con le imprese. Imprese che chiedono di istituire un prestito ponte con le banche per anticipare i fondi destinati alle ditte che avanzano 20 milioni per i lavori pregressi.
La delibera di mercoledì è una garanzia, certo, ma servono maggiori sicurezze. I fondi in arrivo serviranno principalmente per le opere di salvaguardia con le misure di compensazione, conservazione e riqualificazione ambientale, poi ci saranno manutenzioni e avviamento, ripristini e le criticità, il centro operativo, le opere civili, gli interventi di salvaguardia, gli impianti e i mezzi speciali, i monitoraggi ambientali e il servizio informativo.
Le aziende, però, rischiano il fallimento. Il consorzio, infatti, ha debiti per oltre 200 milioni, parte dei quali proprio con le ditte. Ed è proprio su questa "partita" che occorrerà trovare una soluzione al più presto.
"Finalmente sono stati sbloccati questi fondi, spero che questo darà nuovo impulso per riprendere I lavori, perché è questa la cosa che ci preoccupa di più oggi".
Così il provveditore alle opere pubbliche per il Veneto, Cinzia Zincone, commenta alla 'Dire' lo sblocco dei 538 milioni per il completamento del Mose da parte del Cipess.
"Sono soldi non destinati al pagamento dei debiti con le imprese ma ai lavori", precisa Zincone, "ma chiaramente danno una prospettiva per risolvere le problematiche su cui il ragionamento era sospeso fino allo sblocco di questi fondi... Adesso cominciamo a ragionare".
E un ragionamento andrà fatto per quanto riguarda il saldo dei debiti pregressi con le imprese, che proprio oggi sottolineano di essere a corto di liquidità e di non poter quindi riprendere i lavori solo sulla base di pagamenti futuri, e chiedono al provveditorato di sostenere l'idea del prestito ponte.
"Io sono disponibile per tutto ciò che può favorire la ripresa dei cantieri", assicura Zincone ricordando che "domani c'è un'udienza sul 182 bis (la ristrutturazione del debito del Cvn, ndr.) e abbiamo convenuto di chiedere un breve rinvio per poter portare a questo punto una soluzione strutturata". Perché, come le imprese, "anche noi non siamo d'accordo, nel senso che si può fare meglio... Dobbiamo tendere a far meglio di come pare possibile adesso, ma non è una cosa automatica. Abbiamo delle idee in corso ma sono io per prima che ho sospeso ogni passo avanti finché non fosse stata risolto questo primo passo, perché bisogna essere certi di dove stiamo andando, di poter contare su delle risorse", conclude Zincone.