Da Torino a Venezia

In tandem dal Piemonte a Spinea: ciclista cieco percorre 360 chilometri per riabbracciare il cugino

Il protagonista è Maurizio Favaretto, 68 anni, residente in Piemonte, arrivato ieri, sabato 31 maggio, in piazza Municipio a Spinea

In tandem dal Piemonte a Spinea: ciclista cieco percorre 360 chilometri per riabbracciare il cugino
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Maurizio Favaretto, 68 anni, ha perso la vista dieci anni fa, ma non ha mai perso la voglia di mettersi in gioco. Con l’aiuto di alcuni membri della Fiab – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, ha affrontato un viaggio in tandem lungo più di 360 chilometri, spinto da un unico desiderio: riabbracciare il cugino Claudio Rampado, che vive a Spinea.

L’impresa è partita dal Piemonte e ha attraversato diverse regioni fino all’arrivo nel veneziano. Una sfida personale, ma anche un messaggio di forza e di speranza, accolto con calore dai presenti.

All'arrivo, quando hanno chiesto a Maurizio com'è andata:

"Meglio di come si poteva sognare, siamo andati benissimo, veramente".

L'arrivo a Spinea

L’arrivo in piazza e l’abbraccio della città

Ad aspettarlo in piazza Municipio c’erano parenti, curiosi e l’assessora alla Cultura Loredana Mainardi, che gli ha consegnato una targa a nome dell’amministrazione comunale. Poco dopo è arrivato anche il sindaco di Spinea Franco Bevilacqua, rientrato da un altro impegno istituzionale.

Grande emozione per questa impresa – ha commentato Mainardi –. Siamo stati felici di accogliere oggi Maurizio e di condividere con lui questo momento speciale. Grazie del bel messaggio che ha lanciato, che non esistono ostacoli quando la determinazione è forte”.

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Le parole di Maurizio e Claudio dopo l’arrivo a Spinea

Dopo la consegna della targa, abbiamo raccolto le parole di Maurizio Favaretto e del cugino Claudio Rampado, che ha seguito con emozione il viaggio dal Piemonte a Spinea.

Maurizio racconta:

"È iniziato mercoledì mattina dalla residenza dove abito da ormai nove anni, dopo aver perso la vista, vicino a Ivrea, in provincia di Torino. Siamo partiti con tre guide, che sono i miei compagni, più una guida straordinaria nel primo tratto di percorso: Mauro, un amico che è presidente del Parco del Gran Paradiso, con il quale l’anno scorso ho scalato il Colle del Nivolet, sopra Ceresole Reale, a 2.600 metri. Ha voluto essere presente anche lui per il primo tratto di strada.
È stata un’attraversata della Val Padana complicata, diciamo… più che altro per il traffico, nelle zone trafficate. Ma le mie guide sono state bravissime: guidare un tandem in mezzo al traffico è difficile. È andato tutto benissimo, il tempo ci ha aiutato.
E adesso… guardate, ho trovato tutti" – racconta mentre si commuove dall’emozione – "ho trovato tutti i miei cugini, anche dalla Sardegna, e insomma… è bellissimo".

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Claudio commenta:

"Ho assistito alla nascita di questo progetto per telefono, sono due anni che mi diceva che avrebbe voluto farlo. Inizialmente ero un po’ scettico, ma col passare del tempo ho capito che la cosa poteva essere fatta. È stato bravissimo a portare a termine un’impresa, perché non è più giovanissimo, il mezzo non è una bicicletta, è qualcosa di molto diverso, e insomma… è arrivato.
Lui ha potuto rivedere un sacco di parenti che molti non vedeva da 60 anni. Noi ci eravamo visti nel frattempo, però anche nel nostro caso è passato diverso tempo. Ora bisognerà che sia io ad andare a trovarlo, perché immagino non abbia voglia di ripetere un’esperienza del genere. Comunque, bravissimi".

L’impresa di Maurizio non è solo un viaggio in bicicletta, ma un simbolo potente di coraggio e resilienza. Attraversare oltre 360 chilometri in tandem, da un’estremità all’altra della Val Padana, dimostra che con determinazione e il giusto supporto nessun ostacolo è insormontabile. L’abbraccio a Spinea con i suoi cari, e soprattutto con il cugino Claudio, suggella un messaggio di speranza e di voglia di vivere che va oltre ogni difficoltà.

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