Nuovo regolamento

Il Comune di Venezia dice "basta" alle cineserie in vetrina

E' stata presentata una delibera che è una vera e propria "rivoluzione", la prima in Italia, che vincola di fatto la vendita di chincaglierie nel cuore del centro storico. E sostiene, al contrario, le attività storiche del territorio...

Il Comune di Venezia dice "basta" alle cineserie in vetrina
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No ai distributori automatici, sì ai negozi di alimentari. Basta chincaglierie che affollano le vetrine, sì ai negozi che rispettano, tutelano e tramandano la tradizione secolare di Venezia...

Il Comune di Venezia dice "basta" alle cineserie in vetrina

L'idea è quella di fermare il dilagare di attività commerciali che vendono chincaglierie. Cineserie, per usare un altro termine, bloccando il contestuale fenomeno degli esercizi commerciali "apri e chiudi" quelli che sorgono di continuo per evadere il fisco. E salvare quelle oneste, che rimangono spesso vittime di quel meccanismo ora sotto la lente. E' il primo caso in tutta Italia, quello che si sta affermando a Venezia, dove l'Amministrazione comunale ha intenzione di mettere un limite alle vendite nei negozi rispetto al vincolo culturale di un immobile o di un centro estetico. Perché certi negozi, infatti, con determinati tipi di merce esposti in vetrina, non regalano ai turisti un'immagine all'altezza della città lagunare. Ieri è stato presentato un insieme di nuove misure contenute in una delibera, relative alla regolamentazione del commercio veneziano.

Una delibera "shock" rivoluzionaria

Il documento è stato presentato dall'assessore Sebastiano Costalonga, è ha tutto l'aspetto di essere una vera e propria rivoluzione. Anche perché, una volta passato in Consiglio, dopo gli accordi con Regione e Soprintendenza, l'iter per l'attuazione del provvedimento potrebbe essere molto breve. I risultati potrebbero essere visibili prima della fine dell'attuale legislatura. Di fatto, come detto, si vuole prima di tutto fermare le attività commerciali connesse alla merce considerata paccottiglia. Attività che vivono su una forma di concorrenza sleale nei confronti di altri storici (e legali) punti vendita rispettosi delle regole e del decoro. L'intento dell'Amministrazione comunale è di sostenere i commercianti che trasmettono le tradizioni secolari di Venezia. Gli artigiani, quelli che danno servizi ai residenti.

Sotto la lente il flusso di turisti e i vincoli degli immobili

Due le direttrici guida che hanno orientato lo sviluppo di questa delibera "shock": prima di tutto il flusso dei turisti e poi gli immobili sottoposti a vincoli culturali. Per quanto riguarda il primo punto è presto detto: i negozi che si affacciano su zone ad alta presenza di pedoni o su palazzi vincolati, potranno aprire solo se tratteranno particolari categorie merceologiche. Quelli che sono al momento in attività, invece, dovranno rispettare stringenti regole per limitare l'impatto estetico e visivo. Le vetrine, dunque, dovranno essere rimodulate sulla base di queste norme per tutelare l'immagine, l'identità storica e la bellezza architettonica della città. Un po' come era successo nel 2019 con un'altra delibera legata però all'area marciana e di Rialto.

Ecco quali negozi saranno consentiti

Ma quali saranno dunque le attività consentite, e quali al contrario, quelle osteggiate? Sì senza se e senza ma alle attività alimentari: consentiti dunque negozi di macelleria, di prodotti ortofrutticoli, pasticcerie, gelaterie, attività artigianali di panificazione, pescherie. No a quelli che vendono snack, bibite e patatine. Sì, ancora, a librerie e negozi di antiquariato, gallerie d'arte, arredamento e design, restauro, numismatica e filatelia. Punti vendita specializzati nel settore musicale, che vendono strumenti e spartiti, ma anche tessuti, articoli sportivi, giocattoli, articoli medicali e ortopedici, cartolerie. No categorico a quei negozi che non prevedono la presenza di un addetto: lavanderie a gettone oppure distributori automatici per la vendita o la somministrazione di prodotti.

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