Il Bacàn, la nuova isola emerge nel cuore della Laguna grazie alle chiusure del Mose
Il dibattito sulla formazione della "nuova isola" nel Bacàn: tra chi vede un effetto positivo del Mo.S.E. e chi avverte i rischi per l'ecosistema lagunare
Nel cuore della Laguna di Venezia, tra Sant’Erasmo e la bocca di porto del Lido, sta emergendo un fenomeno che intreccia ingegneria e natura. Il Bacàn, una striscia di terra amata dai veneziani per il suo fascino selvaggio, si sta trasformando in una vera e propria isola stabile, grazie al Mose. Questa opera ingegneristica, progettata per proteggere Venezia dall’acqua alta, ha infatti modificato le dinamiche delle mareggiate, favorendo la formazione e la crescita dell’isola (in copertina: foto dell'isola del Bacàn, fornita per gentile concessione del fotografo Ricccardo Roiter Rigoni).
Giovanni Cecconi
Giovanni Cecconi, ingegnere idraulico con oltre 35 anni di esperienza sul Mose, ha documentato questo cambiamento con immagini satellitari e osservazioni sul campo, sottolineando come il Mose abbia permesso a questa porzione di Laguna di trovare un nuovo equilibrio, contribuendo alla biodiversità e al rafforzamento delle barene e smentendo le critiche iniziali che prevedevano un impatto negativo sull’ecosistema.
"Nuova isola formatasi grazie alle chiusure del Mose - scrive l'ingegnere Cecconi - e non ditemi che l’isola c’è sempre stata perché non è vero. Basta semplicemente controllare le immagini da satellite degli ultimi 20 anni: l’isola è apparsa esattamente dopo il 2020, anno in cui il Mose è entrato in servizio tagliando le acque alte sotto 1 m quota punta Salute ovvero sotto 65 cm medio mare attuale".
"Ora, durante l’inverno, le decine di mareggiate di bora non producono più onde in grado di demolire i depositi estivi e lo scanno centrale del Bacan lato Venezia nella bella stagione continua a crescere catturando i depositi organici e le sabbie e popolandosi di vegetazione di duna e di barena con addirittura Tamerici cresciute spontaneamente; mentre le onde di bora indebolite dal Mose in inverno non sono più in grado di demolire i depositi e le piante che ormai si sono tenacemente radicate".
"Le immagini riportate qui di seguito prese dal Google Earth con le loro date dimostrano come il Mosé che doveva distruggere il Bacan lo stia invece facendo crescere di forma e biodiversità".
"Un'isola non basta"
Tuttavia, il parere di Andrea D’Alpaos, professore di Idrologia all’Università di Padova, offre una visione differente. Il professore, che ha recentemente condotto studi sulle barene della Laguna, sottolinea che, sebbene la formazione del Bacàn sia un fenomeno interessante, non basta a giustificare un cambiamento radicale nelle dinamiche della Laguna. Come scrive in un post su LinkedIn:
" 'Un'isola non fa primavera' . La recente notizia della formazione di una nuova 'isola' (o meglio una lingua di depositi intertidali) presso il Bacàn ha riacceso il dibattito sugli effetti del sistema Mo.S.E. C'è chi sostiene che il Mo.S.E. sia responsabile della nascita e della stabilità di questa 'isola' nei pressi del Bacàn, e che quindi favorisca lo sviluppo ed il mantenimento delle barene, ma questa interpretazione contraddice le evidenze emerse dai recenti studi scientifici condotti tramite osservazioni in campo, analisi di laboratorio e modellazione matematica".
"E' stato infatti recentemente dimostrato che le barene della Laguna di Venezia crescono principalmente - per il 70% del deposito totale - durante le mareggiate (Tognin, D’Alpaos, Marani & Carniello, 2021, 'Marsh resilience to sea-level rise reduced by storm-surge barriers in the Venice Lagoon', Nature Geoscience). Le attivazioni del Mo.S.E., pur essendo necessarie per proteggere Venezia dalle acque alte molto sostenute, riducono drasticamente i colmi di marea e limitano in modo importante l’entità e la durata della sommersione delle barene durante le mareggiate. Questo porta, inevitabilmente, a una riduzione dell’apporto di sedimenti sulle barene, minandone la sopravvivenza".
"Ulteriori studi, condotti utilizzando modelli morfodinamici avanzati, confermano che le attivazioni del Mo.S.E., pur indispensabili, favoriscono il degrado morfologico della laguna (Tognin et al., 2022, "Loss of geomorphic diversity in shallow tidal embayments promoted by storm-surge barriers" Science Advances)".
Un caso limitato e locale
Oltre ad argomentare la sua posizione con quanto pubblicato finora, il professor D'Alpaos sottolinea come la formazione dell’isola nel Bacàn, seppur interessante, rappresenta solo un caso limitato e locale, favorito da condizioni morfodinamiche particolarmente favorevoli, e non è un esempio che possa contraddire i risultati degli studi precedenti.
"I risultati dei modelli morfodinamici - continua d'Alpaos - evidenziano chiaramente la formazione di un deposito di sedimenti nella zona del Bacàn, tuttavia limitato esclusivamente a quella specifica area. Questo dimostra ulteriormente la capacità dei modelli morfodinamici utilizzati di descrivere in modo efficace i processi reali. E' però importante sottolineare che tale fenomeno riguarda solo un'area molto limitata, rendendo evidente che non si tratti di un effetto diffuso delle attivazioni de sistema Mo.S.E. sull’intera laguna, ma di un caso isolato, legato a condizioni locali particolarmente favorevoli".
"La formazione della nuova 'isola' del Bacàn, iniziata ben prima delle attivazioni del Mo.S.E. a partire da ottobre 2020 (come si evince chiaramente dalle immagini satellitari disponibili su Google Earth) grazie a condizioni morfodinamiche locali favorevoli allo sviluppo della lingua di sabbia e fango sulla quale ha attecchito la vegetazione alofila, non rappresenta un controesempio tale da confutare i risultati degli studi precedenti e dimostrare che il Mo.S.E. favorisce la dinamica evolutiva delle barene. Dunque, sì, è proprio così: 'Un’isola non fa primavera!'".