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I lavoratori dipendenti veneziani lavorano meno e hanno stipendi più bassi della media nazionale

Quelli che emergono sono numeri che devono imporre una riflessione...

I lavoratori dipendenti veneziani lavorano meno e hanno stipendi più bassi della media nazionale
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Nel 2021 i dipendenti del settore privato della provincia di Venezia hanno lavorato 7,5 giorni in meno della media nazionale e, anche alla luce di ciò, hanno percepito una retribuzione inferiore di 3 euro lordi al giorno.

I lavoratori dipendenti veneziani lavorano meno e hanno stipendi più bassi della media nazionale

In altre parole, un dipendente veneziano è stato in ufficio o in fabbrica 227,8 giorni all’anno, contro i 235,3 registrati dal dato medio nazionale, e ha ricevuto una paga giornaliera di 89,78 euro; l’ipotetico lavoratore medio del belpaese, invece, ha preso 92,94 euro lordi.

Afferma il Presidente della CGIA, Roberto Bottan:

“Questo vuol dire che gli impiegati e gli operai veneziani sono degli scansafatiche? Assolutamente no. Ci mancherebbe. I dati medi appena richiamati sono condizionati dal fatto che la nostra provincia ha una vocazione turistica tra le più importanti d’Italia.

Pertanto, tra le spiagge e la città insulare contiamo tantissimi occupati a tempo determinato e altrettanti stagionali che trascinano verso il basso la media. La conferma? Basta osservare il risultato di Rimini.

Una provincia, quella romagnola, che vive quasi esclusivamente di turismo balneare, registra, infatti, solo 199,5 giorni medi lavorati all’anno con una retribuzione giornaliera lorda di 80,52 euro. Dati nettamente inferiori a quelli riportati dalla nostra provincia”.

Tra tutte le province del Nord Italia, quelle che presentano un numero medio annuo di giornate retribuite inferiore a Venezia sono solo: Bolzano (223,6 giorni), Aosta (204,3), Savona (222,1), Rimini (199,5) e Imperia (214,1).

Rispetto a Vicenza lavoriamo un mese e mezzo in meno

Guardando al Veneto, nel 2021 il numero medio delle giornate retribuite a Vicenza, la provincia più manifatturiera della nostra regione, è stato pari a 258,2.

Pertanto, nel territorio berico un ipotetico dipendente ha lavorato 30 giorni in più che corrispondono a un mese e mezzo lavorativo “aggiuntivo” rispetto a un collega veneziano.

Per quanto concerne la retribuzione media giornaliera lorda, nel Veneto si è attestata attorno ai 92 euro e da noi, come dicevamo, ha sfiorato i 90. In regione i meglio pagati sono sempre i vicentini che giornalmente portano a casa quasi 93,5 euro lordi.

Salario minimo per legge ? Sì, solo se si misura il TEC

Al di là dei dati presi in esame in questa elaborazione, è comunque evidente che in alcuni settori il livello delle retribuzioni è oggettivamente basso. Pertanto, la CGIA non è contraria ad una eventuale introduzione di un salario minimo orario di 9 euro lordi all’ora, purché al trattamento economico minimo (TEM), ovvero i minimi tabellari previsti dai singoli CCNL, si aggiungano il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e le voci che compongono la retribuzione differita.

Elementi questi ultimi presenti nel contratto collettivo nazionale che costituiscono il cosiddetto trattamento economico complessivo (TEC). I ratei delle principali voci da sommare al TEM e al TFR per ottenere il salario minimo orario lordo sarebbero:

  • bilateralità;
  • fringe benefit (buoni pasto, auto aziendale, cellulare aziendale, voucher, borse di studio, etc.)
  • indennità (trasferta, lavoro notturno, lavoro festivo, etc.);
  • premi;
  • scatti di anzianità;
  • tredicesima;
  • quattordicesima;
  • welfare aziendale

Attenzione: gli apprendisti, però, vanno esclusi

Gli ultimi dati disponibili resi noti dall’Inps (anno 2021), segnalano che in provincia di Venezia c’erano poco meno di 13 mila apprendisti; la durata del rapporto varia in ragione della tipologia dello stesso: mediamente oscilla tra i 3 e i 5 anni.

In linea generale, inoltre, la retribuzione mensile di un apprendista si aggira attorno agli 800 euro netti. Nei primi anni la paga oraria è mediamente poco più di 7 euro lordi all’ora.

L’importo è basso perché risponde alla filosofia di questo istituto che è rivolto a under 30 che entrano nel mercato di lavoro senza alcuna esperienza lavorativa e al termine di questo percorso, grazie all’attività di tutoraggio realizzata dall’azienda che li ospita, questi giovani acquisiscono una professione.

“E’ evidente che se agli apprendisti neoassunti la retribuzione minima oraria fosse innalzata a 9 euro lordi – conclude Bottan - nel giro di qualche anno registreremo un crollo dell’utilizzo di questo contratto. Per le imprese, infatti, assumere un giovane alle prime armi senza alcuna esperienza alle spalle con un contratto di apprendistato non sarebbe più conveniente”.

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