Guarito dal cancro torna ad arbitrare per stare con il figlio di dieci anni
La toccante vicenda di Sebastiano Carraro, 39 anni, ex arbitro di serie B, ha combattuto per due anni con un sarcoma
Chi ama lo sport è abituato a lottare. Come un leone. Che sia un giocatore di basket oppure un arbitro, la sostanza non cambia. E' proprio un valore fondamentale di chi vive per uno sport. E così è stato anche per Sebastiano Carraro, ex arbitro di serie B, 39 anni dei quali gli ultimi due trascorsi combattendo il nemico più insidioso. Un sarcoma vinto, per fortuna sua e dei suoi famigliari.
Guarito dal cancro torna ad arbitrare per stare con il figlio di dieci anni
Di certo la storia di Sebastiano è alimentata dall'amore e non solo dalla forza di volontà. Un amore incondizionato per la sua famiglia che gli ha permesso di non abbassare le difese per vincere questa partita. La più difficile di tutte. Anche perché "giocata" proprio nel periodo Covid. E quando è tornato in campo, fortemente motivato dalla voglia di stare vicino al figlio di dieci anni, e ha visto i suoi occhi puntati su di lui, la vita è tornata a sorridergli.
La sua prima partita si è svolta l'otto maggio, proprio in occasione di un match in cui ha giocato il figlio Giorgio, 10 anni, e ha segnato una vera e propria ripartenza. Una storia di speranza quella di Sebastiano, originario di Noale, capace di traferire quanto di buono c'è nello sport e nella vita più in generale.
Quella per il basket, per lui, è una vera e propria passione infinita. A 12 anni ha seguito il primo corso per arbitrare. E ci è mancato un pelo che divenisse il più giovane arbitro d'Italia. Poi sono arrivati i figli e il "gioco" si è fatto più difficile. Ma è riuscito comunque a trasferire loro la sua stessa passione per il basket. Ed entrambi hanno iniziato a giocare. Il 2020, l'anno del Covid, per Sebastiano è stato anche l'anno della scoperta del sarcoma.
"Due anni fa interrogavo così la Dottoressa dell’Istituto dei Tumori di Milano, di fronte alla sentenza di Liposarcoma Pleomorfo: "Ce la faccio vero a guarire?". Risposta secca: "Non lo sappiamo".
Dentro di me una voce soltanto: "Se guarisco, torno ad arbitrare e lo farò per i miei figli".
Son passati due anni da quel giorno maledetto, non mi son fatto mancare nulla durante quel calvario: carrozzina, chemioterapia, radioterapia e un intervento che mi ha rimosso completamente il bicipite femorale destro e finalmente anche il cancro.
Grazie alla fisioterapia e all’allenamento continuo degli altri muscoli, a volte arrivo ad accennare una piccola corsa, che mi ha permesso ieri di coronare il mio sogno: "Un tiro libero e si gioca!". Mio figlio Giorgio riceve la palla, si concentra e SDENG!"
In pieno lockdown si è accorto di una ciste alla gamba. I primi esami, in quel periodo difficile dal punto di vista sanitario, hanno evidenziato uno strappo. Ma purtroppo era tutt'altro... O meglio, una lacerazione ai legamenti c'era, e c'era pure la febbre. Tanto che si è pensato fosse il Covid. Ma poi la verità è venuta a galla e da quel momento è iniziata la vera "partita". Un match fatto di pesantissime chemio, radio, trasfusioni. E l'operazione, il 20 settembre, una ricaduta, la febbre. Insomma mesi durissimi, segnati anche dalla fisioterapia, per rimettersi in piedi.
Foto di copertina da La giornata tipo.