Grandi navi a Venezia, l'ultimatum dell'Unesco: "Stop immediato"
Il Decreto convertito in legge nel mese di maggio non convince l'Organizzazione. Serve un intervento immediato per fermare i giganti del mare.
Un vero e proprio ultimatum da parte dell'Unesco: bloccare subito il transito delle grandi navi dalla laguna oppure Venezia sarà inserita in una black list delle città in pericolo. E questo significherebbe dover predisporre un piano d'emergenza per risolvere le criticità... senza contare la brutta figura internazionale.
Grandi navi a Venezia, l'ultimatum dell'Unesco: "Stop immediato"
Niente mezzi termini, dunque, in merito al passaggio dei giganti del mare tra i canali di Venezia, solo una richiesta pressante e urgente al Governo, un cambio di rotta rispetto allo scenario attuale. Sì, perché se è vero che con il Decreto convertito in legge lo scorso maggio, di fatto, per le grandi navi è stato definito uno stop al passaggio nel cuore della città, in realtà questa misura non è stata ancora applicata. Perché si attende la definizione di nuovi punti di attracco fuori dalle acque protette. E questo aspetto per l'Unesco non è accettabile: il blocco deve essere immediato e di lungo periodo.
Una bellezza fragile quella di Venezia, si sa, che per l'Organizzazione è messa in pericolo dal transito dei colossi, tanto da spingere l'assemblea a richiedere l'inserimento della città nella lista rossa dei siti a rischio. Un aut aut diretto al Governo che è stato accolto con una certa preoccupazione dal ministro della Cultura Franceschini, convinto che si possa fare di più. Soprattutto per quanto riguarda le tempistiche. Sembra, infatti, ma la notizia non è ancora stata ufficializzata, che il Governo stia lavorando a una nuova norma per imporre uno stop immediato.
L'inserimento di Venezia nella black list dell'Unesco sarebbe un durissimo colpo per la città lagunare. Il sito, infatti, è inserito nei patrimoni dell'umanità dal 1987: finire nella lista nera vorrebbe anche dire di definire un piano di emergenza con cronoprogramma definito da qui fino al 2022. Quanto fatto dal Governo con la recente legge, per l'Organizzazione, non è abbastanza: gli alternativi punti di attracco, infatti, al momento non sono ancora operativi. Quindi di fatto attualmente il blocco è solo "teorico". Teorico come anche gli altri tentativi politici del passato.
Si era già provato, anni fa, a fermare il passaggio dei giganti dai canali. Un primo intervento risale al 2012, ma in quell'occasione non furono trovate valide alternative. Nel 2014 poi si ritentò. Ma la proposta fu "annegato" dal Tar. Ora è il turno del Governo Draghi che, come è noto, ha dato mandato all'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Settentrionale di avviare un concorso di idee per individuare punti di attracco fuori dalle acque protette. Un progetto per oltre due milioni di euro (già stanziati) che non convince l'Unesco.
Quello di Marghera, ipotizzato come uno dei punti di attracco, non è ancora un sito utilizzabile: i terminal esistenti sono specializzati nella gestione dei container, non delle navi da crociera. Mancano, di fatto, tutte le strutture necessarie per accogliere i turisti in viaggio sui colossi, e non è semplice immaginare quanto tempo serva per un'eventuale trasformazione. C'è anche da tenere conto delle preoccupazioni dei lavoratori dell'area portuale, che temono di perdere il posto di lavoro. Una posizione, quella dei lavoratori, spalleggiata dalla Lega che da subito ha puntato i riflettori sul tema, chiedendo di salvaguardare la posizione dei dipendenti.