Don Capovilla, sacerdote a Mestre, espulso da Israele: "Sto bene, ma servono sanzioni"
Don Nandino Capovilla ha voluto scrivere: "DITE A CHIUNQUE SCRIVA CHE BASTA UNA RIGA PER DIRE VHE STO BENE MENTRE LE ALTRE VANNO USATE PER CHIEDERE SANZIONI ALLO STATO CHE tra i suoi "errori" bombarda moschee e chiese mentre i suoi ORRORI si continua a fingere che siano solo esagerazioni".

Don Nandino Capovilla sta bene e sta tornando in Italia dopo essere stato trattenuto ed espulso dall'aeroporto di Tel Aviv.
Don Capovilla espulso da Israele
Don Capovilla, sacerdote a Mestre, era atterrato lunedì 11 agosto 2025 nella Capitale israeliana per una delegazione guidata dal presidente di Pax Christi, il vescovo Giovanni Ricchiuti. In particolare, come riporta L'Avvenire, appena atterrati il Don è stato fermato ai controlli per "ragioni di sicurezza nazionale".

Il post su Facebook
Nelle prime ore di martedì 12 agosto 2025, il sacerdote ha pubblicato su Facebook un post in cui conferma di stare bene e che stava per essere imbarcato su un aereo per la Grecia, come previsto dal documento di espulsione.
Come si può leggere sul social, il parroco ha voluto sottolineare che bastava una riga per confermare le sue condizioni di salute e che il resto dell'articolo dovrebbe essere incentrato sulla richiesta di sanzioni nei confronti di Israele:
"MA PER PIACERE: DITE A CHIUNQUE SCRIVA CHE BASTA UNA RIGA PER DIRE VHE STO BENE MENTRE LE ALTRE VANNO USATE PER CHIEDERE SANZIONI ALLO STATO CHE tra i suoi "errori" bombarda moschee e chiese mentre i suoi ORRORI si continua a fingere che siano solo esagerazioni".
Inoltre, ha voluto avvisare i giornalisti che:
"NON AUTORIZZO NESSUN GIORNALISTA A INTERVISTARMI SULLE MIE SETTE ORE DI DETENZIONE SE NON SCRIVONO DEL POPOLO CHE DA SETTANT'ANNI È PRIGIONIERO SULLA SUA TERRA".
Inoltre, ha voluto postare anche uno screen della preghiera del giorno del Patriarca Dabbah, l'ultima cosa che stava scrivendo prima che gli sequestrassero il telefono.
"La Giustizia si affacci dal cielo. Presto, oggi stesso, Signore!
L'attesa di Giustizia di Anas, lunga come un testamento che stamattina leggo qui nel box degli interrogatori dove mi stanno trattenendo, si era sciolta in lacrime vedendo i corpi dei bambini uccisi nella zona della distribuzione degli aiuti, vedendo una donna svenire per fame. Anas pianse mentre faceva la diretta tv. Uno dei passanti gli disse: "Vai avanti Anas, sei la nostra voce, vai avanti".
Anas Al Sharif, è stato ucciso ieri in un raid mirato sulla sua tenda. Quel giorno asciugò le lacrime e riprese a raccontare le crudeltà del genocidio in atto.
La supplica dell'anziano patriarca che stamattina ha composto qui ad Al Quds, poco distante da questo aeroporto, mi fa compagnia di preghiera nell'attesa
"Come quando sei venuto tu, la giustizia finalmente incontri la pace e si possano abbracciare, ma presto, Signore! La tua terra veda, accolga ed emerga dall'oscurità dell'ingiustizia. Ma oggi come ieri, molti rimangono lontani dalla giustizia, su questa tua terra di Palestina inclusa Gaza oggi ridotta in macerie. Presto, oggi stesso, la giustizia si affacci dal Cielo!"