La sentenza

Case popolari con precedenza ai residenti, la Corte Costituzionale boccia la legge veneta

Per i giudici è incostituzionale perché contrasta con i principi di eguaglianza e ragionevolezza. Zaia: "Prendo atto, ma non condivido". Ostanel: "Si accende un faro sulle criticità della residenzialità pubblica in Veneto"

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Case popolari con precedenza ai residenti, la Corte Costituzionale boccia la legge veneta

E' una svolta importante quella che ieri, lunedì 22 aprile 2024, la Corte Costituzionale ha sancito sul tema "Case popolari" in Veneto. La Consulta, infatti, ha bocciato la legge regionale 39 del 2017, sostenendo che sia incostituzionale precludere l'assegnazione di un alloggio popolare a chi non può dimostrare di essere residente sul territorio da almeno cinque anni.

Case popolari: la Corte Costituzionale boccia la legge veneta

E' incostituzionale negare la casa popolare a chi, italiano o straniero al momento della richiesta, non sia residente sul territorio regionale da almeno cinque anni. La Consulta, presidente Augusto Barbera, interviene contro la legge 39/2017 della Regione Veneto e dichiara l'illegittimità di quel punto del testo perché contrasta con i principi di eguaglianza e ragionevolezza dell'Articolo 3 della Costituzione.

Il videoservizio di Tv7, televisione del nostro gruppo editoriale Netweek:

 

In sostanza, scrivono i giudici, è la condizione di bisogno il vero requisito per avere accesso alle case dell'edilizia residenziale pubblica e non il tempo di permanenza sul territorio regionale.

E' solo un punto della norma ad essere incostituzionale, nel Veneto da almeno 5 anni, ma potrebbe avere effetti su tutti i bandi delle case popolari e aprire ricorsi a cascata sui servizi pubblici perché non premia più il "Prima i veneti".

Zaia: "Prendo atto, ma non condivido"

Quando entrò in vigore la legge veneta, assessore all'edilizia pubblica era Manuela Lanzarin (attualmente Assessore alla sanità della Regione Veneto) che parlò di legge di giustizia e solidarietà nell'affrontare l'emergenza abitativa. Sette anni dopo usa le stesse parole il presidente del Veneto Zaia.

"Prendo atto della sentenza della Corte Costituzionale contro la nostra legge regionale, ma non la condivido, per onestà intellettuale e storia personale. La legge veneta è stata pensata per chi vuole avviare qui un percorso di vita con la prospettiva di mettere radici, non per chi arriva oggi e pretende gli stessi diritti chi chi ha contribuito anno dopo anno alla crescita della nostra società. Non posso non notare che questa sentenza della Consulta farà si che i cittadini italiani o stranieri residenti da almeno 5 anni avranno gli stessi diritti di chi magari non ha un progetto di vita e chiede semplicemente un alloggio, quasi fosse un ostello, per poi trasferirsi altrove".

"Si accende un faro sulle criticità della residenzialità pubblica in Veneto"

Su un altro fronte interviene Elena Ostanel, consigliera regionale del "Veneto che vogliamo", la legge è discriminatoria proprio per le fasce più deboli della popolazione.

"Era palese sin da subito quanto l’obbligo dei cinque anni di residenza, oggi eliminato dalla Consulta, fosse problematico e che creasse delle disparità non indifferenti nei richiedenti gli alloggi ERP. Inoltre, negli ultimi mesi la Consulta si era espressa allo stesso modo sulle leggi di altre Regioni, lasciando i Comuni da soli, in attesa di risposte dalla Regione, ma con i bandi da scrivere. Questa sentenza accende ancora una volta un faro sulle criticità della residenzialità pubblica in Veneto".

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