Caro gasolio, barche ferme: ai banchi del mercato si vende pesce surgelato
Una crisi profonda quella che sta attraversando il settore, che obbliga a scelte decisamente fuori dall'ordinario... Alcuni ristoranti hanno già cambiato i propri menù.
Prima il Covid. I lockdown, la profonda crisi sanitaria e la paura. Poi la guerra in Ucraina e l'aumento esponenziale del prezzo del gasolio. E ora, quello che si può osservare nel settore della pesca, è uno scenario davvero insostenibile. Per gli operatori, in primo luogo, e anche per i "clienti" che ora si trovano a dover acquistare prodotti differenti. Stop al pesce fresco, in poche parole, e sui tavoli delle famiglie venete arrivano, sempre più spesso i surgelati.
Caro gasolio, barche ferme: ai banchi del mercato si vende pesce surgelato
Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia sono uniti dallo stesso destino e dalla stessa lotta. Per questo motivo si sono unite le forze per rendere noto al ministero delle Politiche agricole e al sottosegretario per il comparto pesca, le proprie preoccupazioni. E le richieste, ovviamente. L'appello inviato a Roma arriva dopo la firma avvenuta giovedì scorso di un documento congiunto, che rafforza in un certo senso la strategia di richiesta di un intervento rapido.
Già si erano mossi Coldiretti Impresa Pesca e Federcoopesca insieme ad Alleanza delle cooperative italiane, in questo senso, ma ora sembra davvero che non ci sia più tempo per aspettare una soluzione. Sul "banco" degli imputati c'è, prima di tutto l'aumento dei costi dei carburanti che ha coinvolto anche il gasolio per le navi da lavoro marittimo. Per uscire nell'alto Adriatico si paga praticamente il doppio. Spesa, questa, insostenibile per tutti...
Ma cosa chiedono gli operatori del settore? Prima di tutto un tavolo di confronto che riunisca i ministeri delle Politiche agricole, del Lavoro e dell'Economia. Poi si vuole usare il credito di imposta previsto nel Decreto legge 21/2022 ma ancora inattuato, ma anche la proroga del contributo al secondo trimestre del 2022, e ancora la cassa integrazione salariale per gli operai agricoli. E servono anche risorse finanziarie aggiuntive da distribuire come compensazione economica agli operatori.
C'è anche la richiesta di attivare il fermo pesca come misura a sostegno della perdita di redditività dovuta alla crisi in Ucraina, di realizzare procedure semplificate di accesso al credito, di sospensione di vecchi mutui e di garanzie su quelli accesi di recente. Insomma una strategia ben studiata e complessa... per evitare danni incalcolabili. Perché le conseguenze della crisi già si fanno sentire.
In alcuni ristoranti il pesce è sparito dai menù ed è arrivata la carne. Oppure si lavora a giornata, affidandosi a qualche pescatore autonomo. E la stagione è appena iniziata. La situazione riguarda praticamente quasi tutto il litorale veneto: sogliole, alici, sarde, sardine, sgombi difficilmente arrivano sui banchi se non congelati all'estero. Si lavora con il poco che arriva, e non si vuole nemmeno prendere in considerazione di affidarsi a una filiera estera a basso costo...
Al mercato di Chioggia, però, ormai è il caos. E a vincere è la logica del mercato: l'asta del pesce riguarda solamente prodotti congelati.