Caos in consiglio comunale dopo l'inchiesta su appalti e corruzione. Brugnaro non si presenta, i cittadini protestano
Cittadini e opposizione chiedono le dimissioni immediate del sindaco e della giunta. Brugnaro fa leggere un messaggio in sua assenza: ha intenzione di tirare dritto, come nulla fosse accaduto
La bufera che ha travolto la giunta di Venezia dopo l'indagine della guardia di finanza, che ha portato all'arresto dell'assessore alla Mobilità Renato Boraso e ha coinvolto 18 persone tra cui il sindaco Brugnaro per reati amministrativi, è arrivata anche a Ca' Farsetti, portando il caos nel Consiglio Comunale di ieri, 17 luglio 2024.
Caos in consiglio comunale dopo l'inchiesta su appalti e corruzione
Durante l'ultima seduta del consiglio comunale, cittadini e opposizione si sono schierati contro la maggioranza chiedendo le dimissioni del primo cittadino, assente in aula. Dello stesso parere anche quella parte della cittadinanza guidata dal Centro sociale Rivolta che ha protestato a Ca' Farsetti.
La seduta si è aperta con una lettera del sindaco Brugnaro, letta dalla presidente Damiano:
''Ieri ho ricevuto un avviso di garanzia e, ovviamente, ho già dichiarato di essere e restare a disposizione della magistratura per chiarire tutte le questioni poste. Proprio per rispettare questa garanzia di difesa, che vale non solo per me, ma anche per le altre persone coinvolte sarò io stesso a chiedere di inserire all'ordine del giorno la questione, in uno dei prossimi Consigli Comunali, per riferire a voi consiglieri e a tutta la città, non tanto sulle questioni giudiziarie che, a questo punto, saranno affrontate nella sede loro propria, quanto sulle questioni di natura politica ed amministrativa collegate ed inerenti all'indagine stessa''.
La protesta dei cittadini
Dopo l'invito pubblico lanciato su Facebook dal Centro sociale Rivolta, tantissimi cittadini hanno aderito all'iniziativa presentandosi a Ca' Forsetti:
"ADESSO BASTA!
In queste ore stiamo assistendo a una vasta operazione giudiziaria che coinvolge la giunta comunale e che ha portato a misure cautelari per l’assessore Boraso e ad avvisi di garanzia per il sindaco Brugnaro, per numerosi dirigenti del Comune di Venezia e imprenditori. Le accuse riguardano episodi di corruzione legati ad appalti e modifiche ai piani regolatori. Nella città dello scandalo Mose la storia si ripete. Una storia che parla di svendita della nostra città. Sono tanti i progetti che stravolgeranno definitivamente il nostro territorio in nome della speculazione a favore di pochi. Progetti portati avanti con arroganza da questa amministrazione che ha deciso di ascoltare solo gli interessi di pochi non ascoltando le tante voci critiche di cittadine e cittadini che si stanno opponendo a scelte che stravolgeranno definitivamente la nostra città.
La svendita del patrimonio pubblico, il devastante progetto del cosiddetto "Bosco dello Sport" a Tessera, i nuovi hub turistici di San Giuliano e del Montiron, la cementificazione del Parco di San Giuliano, la nuova colata di cemento che si sta preparando sull’area ex Umberto I sono solo alcune delle tante scelte che questa amministrazione ha fatto o sostenuto in nome del profitto e delle speculazioni. Le stesse scelte che hanno portato questa amministrazione a sostenere progetti pericolosi per la salute dei cittadini e dell’ ambiente come i progetti di inceneritori di porto Marghera che hanno visto mobilitarsi migliaia di cittadine e cittadini contro di essi.
Da una parte quindi la svendita pianificata della città agli interessi degli amici di turno, dall’altra invece la distruzione sistematica del welfare cittadino, dei servizi sociali di strada a Mestre, capitale di morti per overdose di eroina in Italia, una città dove sono migliaia gli appartamenti pubblici sfitti che dovevano già da tempo essere recuperati per metterli a disposizione di chi non riesce ad accedere al mercato privato immobiliare anche a causa delle scelte di questa Amministrazione che ha favorito in tutti i modi il turismo di massa a scapito della residenzialità. Una città in declino dove ormai anche a Mestre e Marghera è impossibile trovare una casa in affitto a causa delle affittanze turistiche.
E’ ora di invertire la rotta! E’ il momento di mobilitarci insieme, a partire dalla discussione in consiglio comunale, per riprenderci la possibilità di decidere il futuro della nostra città. Non possiamo lasciarlo nelle loro mani.
E’ ora che se ne vadano!".
Chieste a viva voce le dimissioni immediate del sindaco e della giunta:
"Oggi in tanti al Consiglio Comunale di Venezia per chiedere le dimissioni di questa Giunta subito!
Di fronte a noi una maggioranza che senza alcun ritegno pensa di avere la legittimità di continuare a prendere decisioni sui nostri territori. È inaccettabile che sia questa Giunta (Brugnaro e tutti i partiti che lo sostengono) a prendere ulteriori decisioni su sfruttamento del territorio, vendita del patrimonio pubblico e vita cittadina.
Se ne devono andare!
Dimissioni!"
L'inchiesta e l'arresto dell'assessore Boraso
La bufera giudiziaria ha scosso l'amministrazione lagunare. Renato Boraso, assessore alla mobilità, è in custodia cautelare in carcere, così come l'imprenditore Fabrizio Ormenese. Altre sette persone sono agli arresti domiciliari, e tra i diciotto indagati c'è anche il sindaco Luigi Brugnaro. La Procura della Repubblica di Venezia ipotizza una serie di reati contro la pubblica amministrazione.
La figura centrale dell'inchiesta sembra essere Renato Boraso. Come spiegato dal Procuratore Capo Bruno Cherchi, Boraso avrebbe chiesto soldi in cambio di favori, come emerge da una intercettazione telefonica del 17 marzo 2023, in cui Brugnaro lo rimprovera: "mi riferiscono che chiedi soldi, stai attento".
L'avviso di garanzia per il sindaco riguarda accertamenti sull'area dei Pili, alle porte di Venezia, conferita al blind trust, già al centro di un'inchiesta giornalistica del programma televisivo "Report", che aveva scatenato l'ira dell'opposizione.
Tra gli indagati ci sono anche il capo di gabinetto del sindaco, Morris Ceron, e il vicecapo di gabinetto, Derek Donadini. Secondo il decreto di perquisizione, Brugnaro, Ceron e Donadini avrebbero concordato con l'imprenditore di Singapore Ching un versamento di 150 milioni di euro in cambio dell'approvazione del raddoppio dell'indice di edificabilità dei terreni e delle varianti urbanistiche necessarie.
Brugnaro, di fronte all'avviso di garanzia, si è dichiarato esterrefatto. Un assessore in carcere, un sindaco e i vertici del suo staff indagati. La scossa che ha colpito la politica e l'imprenditoria veneziana è arrivata all'alba di martedì, quando su mandato della Procura la Guardia di Finanza ha sequestrato preventivamente due milioni di euro ed eseguito diverse misure nei confronti di amministratori, funzionari pubblici e imprenditori.
L'intercettazione di Boraso
Un'intercettazione telefonica rivela le parole scioccanti di Boraso:
"Bisogna fare una causa di 10 milioni di euro di danni al Comune, che ci ha preso per il c... come ho sempre detto".
Questo, all'indomani della sentenza del Tar che aveva sospeso il permesso di costruire rilasciato dal Comune di Venezia a Park 4.0 srl, società che secondo le indagini avrebbe dato tangenti a Boraso.
Il Gip definisce queste parole rivelatrici della completa immedesimazione di Boraso con gli interessi privati della società, anziché con quelli del Comune. Secondo il Gip, Boraso riteneva che la causa milionaria al Comune fosse uno strumento di pressione da utilizzare nei confronti del Tar, e in un'intercettazione dice:
"Bisogna mettere una causa di 10 milioni così qualcuno andrà a parlare direttamente col presidente del Tar".