Biennale di architettura: contro la paura vince la condivisione
La presentazione della mostra in streaming a causa del Coronavirus
Biennale di architettura: contro la paura vince la condivisione.
Presentazione all'insegna della condivisione per la Biennale
How will we live together?, il titolo della Biennale Architettura 2020, in programma a Venezia (Giardini e Arsenale) dal 23 maggio al 29 novembre, con la pre-apertura prevista per il 21 e 22 maggio, è quanto mai evocativo: soprattutto in momenti come questo. E la parola "together" è stata quella più ripetuta durante il corso della presentazione della mostra a cura di Hashim Sarkis. L'ha presentata giovedì 27 febbraio in live streaming dal suo ufficio negli Usa, circondato da giovani collaboratori di tutto il mondo. La sua presenza a Venezia è stata rinviata a causa dell'emergenza coronavirus. Il tema è il titolo stesso, una domanda aperta che esprime l'intenzione di cercare soluzioni concrete e di farlo assieme, collettivamente, con l'inclusione di altri popoli e di altre specie. La parola "live" invece non esprime solo il concetto di "esistenza" ma quello di «fiorire, abitare ed esprimere la vita».
Una mostra che invita ad interrogarsi su come ricostruire la nostra società
“Un tema costante in tutti questi anni – spiega Paolo Baratta – è stato quello dei vantaggi sociali che possono derivare dalla presenza dell’Architettura. Come abbiamo detto più volte, l’Architettura ci fa individui più consapevoli, ci aiuta a essere non solo consumatori, ma cittadini, ci stimola a considerare gli effetti indiretti delle nostre azioni, ci aiuta a comprendere meglio l’importanza dei beni pubblici e dei beni gratuiti. Ci aiuta a sviluppare una visione del welfare più completa. Voglio qui ricordare tra le tante la Biennale Architettura 2010 - People Meet in Architecture - curata dalla giapponese Kazuyo Sejima, che quest’anno sarà la presidente della giuria internazionale. E infine, l’architettura ci aiuta a non sperperare risorse e a donarci qualche grado di felicità.”
“La Mostra di Hashim Sarkis coglie in uno sguardo ampio problemi strutturali della società contemporanea; egli osserva, e noi con lui, che in tutte le aree del mondo sono in corso fenomeni di intenso cambiamento, assai diversi tra loro ma accomunati dalla necessità di importanti “aggiustamenti” nelle condizioni dell’abitare. Lo sguardo del curatore e della Mostra è quindi ulteriormente dilatato. L’architettura diviene qui il riferimento di un vasto impegno interdisciplinare e di un vasto impegno culturale e politico.”
“In un’epoca in cui può essere diffusa la sensazione non più di essere a cavallo di un progresso che continuamente si diffonde, ma di essere vittime dei cambiamenti che esso comporta e nella quale molti possono approfittare delle paure, dei timori, delle frustrazioni che ne derivano per sviluppare campagne ultra difensive, ci pare utile una Biennale che richiami a tutti che l’identità di una società o di una comunità sta nella qualità dei progetti che è capace di formulare per il suo futuro: per correggere storture e valorizzare risorse. E come dimostrano numerosi fenomeni che interessano il mondo proprio in questi giorni, i progetti non possono essere che il frutto di una estesa consapevolezza e diffusa collaborazione.”
“Ancora una volta - conclude Baratta - ci chiediamo quale sia la finalità di una Mostra come la Biennale, a chi si rivolge? Oltre a essere strumento di conoscenza e dialogo per gli addetti ai lavori, la Mostra di Architettura è anche una “chiamata” al pubblico a farsi visitatore, a farsi visitatore attento, a farsi testimone diretto, testimone oculare. Un’esposizione chiede al visitatore una disponibilità a dilatare lo sguardo, chiede al curatore di essere scienziato e drammaturgo a un tempo. Non basta diffondere conoscenza ma occorre contribuire alla consapevolezza, non basta rivelare problemi, occorre alimentare con esempi di proposte e di realizzazioni, il desiderio di Architettura.”