Venezia torna al centro della tensione politica e studentesca. Dopo la contestazione che la scorsa settimana aveva interrotto il dibattito all’università di San Sebastiano, oggi, martedì 4 novembre 2025, Emanuele Fiano, presidente dell’associazione Sinistra per Israele – Due popoli due stati, è tornato a Ca’ Foscari, accompagnato dalla ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, per un incontro in Aula Baratto.

La conferenza interrotta
Lo scenario, rispetto alla scorsa settimana, è apparso completamente diverso: da una conferenza aperta interrotta bruscamente dai manifestanti, a un evento blindato e solo su invito, con decine di giornalisti e appena otto studenti presenti, appartenenti all’associazione Futura Venezia, organizzatrice dell’incontro nel Dipartimento di Economia di San Giobbe.
Fiano, visibilmente commosso, ha preso la parola ricordando la figura di Yitzhak Rabin, assassinato trent’anni fa da estremisti sionisti, e ha dichiarato:
“Le due narrazioni della storia, quella israeliana e quella palestinese, non coincideranno mai. Due popoli che si sono combattuti, ognuno dei quali pensava che l’altro avesse le mani sporche di sangue, hanno deciso di non parlare più del passato, ma del futuro”.
Emanuele Fiano, presidente di Sinistra per Israele

Subito dopo, la ministra Anna Maria Bernini ha sottolineato l’importanza del confronto e della libertà di espressione nelle università:
“Nel momento in cui una buona idea viene espressa in maniera violenta, diventa una cattiva idea. Questo è un luogo dove si deve dare spazio a tutto, alla libertà di espressione ma anche al dissenso”.

Il presidio del Fronte della Gioventù Comunista
All’esterno del rettorato, in Calle Larga Foscari, si è tenuto il presidio del Fronte della Gioventù Comunista (Fgc). Gli attivisti hanno contestato la presenza di Fiano, accusandolo di sostenere il ddl Gasparri — la proposta di legge che mira a equiparare antisionismo e antisemitismo — e di rappresentare “la linea repressiva del governo”.
“Siamo qui per far capire che Fiano non è il benvenuto. Ci hanno accusato di antisemitismo, ma pensate che Moni Ovadia sarebbe stato contestato? Il punto sono le posizioni politiche. Questo evento serve a rafforzare quell’asse che vuole equiparare antisionismo e antisemitismo”.
Paolo Spena, segretario del Fgc
Nel post pubblicato sui social, il Fgc ha parlato di una “legge bavaglio” e di una “stretta repressiva” volta a criminalizzare il dissenso politico. “Sinistra per Israele e governo uniti per legge bavaglio e genocidio: torniamo in piazza! Davanti al tentativo di equiparare antisionismo e antisemitismo, l’unica risposta possibile è la lotta e l’organizzazione”, si legge nel comunicato.

Gli attivisti hanno inoltre ricordato il ruolo delle università nella mobilitazione per la Palestina:
“Le università italiane sono state un epicentro della lotta contro l’imperialismo in Medio Oriente e la complicità del governo Meloni. Il boicottaggio accademico delle istituzioni israeliane è uno strumento fondamentale per fermare la macchina bellica”.
Sul profilo nazionale del Fgc è stato condiviso anche un video in cui Paolo Spena risponde ai giornalisti davanti all’università.
Il presidio in campo Santa Margherita
In contemporanea, in campo Santa Margherita, si è tenuto un secondo presidio promosso da Lisc e Global Movement to Gaza, che hanno espresso posizioni simili contro il ddl Gasparri e il genocidio in corso a Gaza, ma prendendo le distanze dai toni più duri del Fgc. I due movimenti avevano infatti criticato la scelta di interrompere fisicamente il dibattito del 27 ottobre.
Gli agenti in tenuta antisommossa hanno mantenuto separati i due cortei, impedendo ai manifestanti di raggiungere il rettorato. Entrambi i sit-in si sono conclusi intorno alle 13, senza ulteriori tensioni.